Basta con le formule, “più che sui contenitori noi oggi dovremmo concentrarci sui contenuti, sulla sostanza. Per questo non ha senso parlare di Terzo Polo, secondo una geografia vecchia. Tanto più che gli altri due poli si sono dissolti”. Lo dice in un’intervista alla Stampa il presidente della Camera Gianfranco Fini delineando la sua idea di quello che è ancora provvisoriamente chiamato ‘partito della Nazione’ e ribadendo l’auspicio per elezioni a marzo-aprile prossimo.

“Se oggi siamo in condizione di costruire un sistema politico più in sintonia con i tempi – spiega -, che vada oltre il bipolarismo muscolare della passata stagione, che dia risposte a una questione morale dalle mille pieghe e a una crisi economico-sociale che comincia a mordere, io credo sia anche l’effetto delle decisioni prese allora”, ovvero nel momento della nascita di Fli. “Tutto quello che ha per fine una ristrutturazione della politica in Italia – prosegue Fini – ci ha visto e ci vedrà in prima linea”. L’ambizione, afferma, “é alta”: “dar vita a un progetto con una sua intima vocazione maggioritaria, che parta da un programma di riforme capace di convincere gli italiani”. Non già un fronte dei moderati, ma di “riformatori” sul quale si sta “ragionando da mesi con Casini, con Rutelli, con Pisanu”. Anche il nome sarà una decisione da discutere “con calma”, “quello che conta è il messaggio”. Il leader di Fli non è infine preoccupato dell’annuncio di Alfano per il Pdl, ma “semmai scettico”: “Se emergesse davvero qualcosa di diverso – dice -, sarei il primo a salutarlo. Ma qui mi sembra che siamo alla ricerca dei fuochi d’artificio, l’evoluzione vera non la vedo”.

 

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