Il governo incassa la prima fiducia sul decreto emergenze, anche se con qualche assenza sospetta nelle file del Pdl. Ma il voto non basta a diradare i nuvoloni neri che sovrastano la maggioranza dopo la sentenza della Consulta sul processo Mediaset.

E l’unico ‘ombrello’ che il presidente del Consiglio – salito al Colle per chiedere consiglio a Giorgio Napolitano – ha a disposizione per proteggere il governo dai guai giudiziari del Cavaliere, sembra essere quello di dare risposte concrete sul fronte economico al Pdl,a cominciare dal nodo Iva. Anche per togliere ogni pretesto al Cavaliere, nel caso in cui si dovesse convincere che la soluzione migliore è staccare la spina. A palazzo Chigi ribattono che l’intervento sull’imposta sul valore aggiunto è una battaglia anche del Pd. Ad ogni modo è chiaro che i dossier Iva, Imu e lavoro restano in cima alla pila di carte sulla scrivania del presidente del Consiglio. Senza per questo tralasciare la partita europea, visto che – come ammonisce la ‘dura’ berlusconiana Daniela Santanché – è “cruciale” che Letta non torni a mani vuote dal summit di Bruxelles. Di tutto questo il premier ha parlato con il capo dello Stato. Oltre ai risultati del G8, Napolitano e Letta hanno lungamente parlato della situazione politica, anche alla luce della sentenza della Consulta. Il presidente della Repubblica, spiegano fonti della maggioranza, è sempre convinto che sarebbe stato meglio non caricare la decisione di fuorvianti aspettative, e ha ragionato con il premier su come disinnescare le tante mine disseminate sul sentiero del governo. A partire dall’ordine del giorno del prossimo Cdm dove sono attesi il pacchetto lavoro, l’Iva e il dl sulle carceri. Il tentativo di ampliare il ricorso alla detenzione domiciliare – pur se smentito dall’avvocato di Berlusconi, Niccolò Ghedini – pare si sia infranto contro l’opposizione del Pd e – stando a fonti parlamentari – le perplessità del Quirinale. Nel testo sulle carceri, dunque, non ci dovrebbero essere norme che potrebbero interessare anche il Cavaliere. Che nel Pdl viene descritto come sempre più irrequieto, anche se ancora molto incerto sul da farsi. Perché, spiega chi gli parla quotidianamente, “staccare la spina non risolverebbe i suoi guai processuali ed anzi rischierebbe di danneggiare pure le aziende”. Detto ciò, aggiunge la stessa fonte, “il governo deve darsi una mossa”. In questo contesto va inquadrata la controffensiva diplomatica di Letta che, dopo aver glissato sull’argomento, decide di far sapere quanto apprezzi l’atteggiamento responsabile di Berlusconi: “Immagino sia rimasto deluso, ma le sue parole pubbliche sono state senz’altro corrette e collaborative”.

Un modo per rispondere a quanti, nel Pdl, lo avevano accusato di scarso “coraggio” nei confronti di quello che resta un ‘alleato’ di governo. A pranzo, poi, vede Alfano a palazzo Chigi. Il vicepremier fa capire che difficilmente conterrà il disappunto berlusconiano senza risposte concrete sul fronte economico. Letta capisce che il momento è delicato e che qualcosa dovrà essere concesso. Questo sembrano suggerire le parole del ministro dell’Economia: “L’obiettivo su Imu e Iva é quello di trovare le intese più larghe possibili”, assicura Saccomanni da Lussemburgo, dove l’Italia incassa la formale chiusura della procedura per deficit eccessivo. In realtà il dossier prima casa pare al momento accantonato, visto che c’é tutto agosto per trovare una soluzione. L’attenzione del governo raccontano sia dunque per l’aumento dell’Iva, in arrivo a fine luglio. Fonti bene informate confermano che al Tesoro si sta lavorando ad un intervento più incisivo. “Una soluzione sulle coperture – si spiega – ancora non c’é, ma l’idea è di fare qualcosa di più che un rinvio ad ottobre”. L’idea sarebbe di protrarre il congelamento fino all’anno prossimo quando l’Italia, proprio grazie alla chiusura della procedura di infrazione, avrà maggiori margini di manovra per scongiurare del tutto il problema.

 

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