Ancora qualche ora e l’Italia avrà un governo, a 56 giorni dal voto: domani mattina infatti il presidente Napolitano potrebbe affidare l’incarico a Giuliano Amato o, in subordine, a Enrico Letta. Dove i due nomi non sono intercambiabili ma indicano due governi con profili diversi e probabilmente due maggioranze parlamentari diverse, visto il “niet” della Lega Nord al Dottor Sottile.

Oggi durante le consultazione del presidente Giorgio Napolitano, sono emerse le posizioni note dei partiti. Dal Pdl é giunta la richiesta di un governo “forte e duraturo” con un accordo politico tra i partiti che lo sostengono e un sì ad Amato; sulla stessa onda Scelta Civica, mentre Sel e Lega si sono chiamati fuori, annunciando di voler stare all’opposizione. Una cosa che preoccupa Pd e Pdl che temono di ripetere lo schema del governo Monti, con le due rispettive estreme che cavalcano l’opposizione sociale. In tal senso non è chiaro se il “no” della Lega a Amato sia una scusa per tenersi fuori dal governo o é il motivo reale di tale scelta. Complicata la posizione del Pd, la cui Direzione ha approvato a stragrande maggioranza il sì ad appoggiare il governo del Presidente, con propri uomini nella compagine governativa. Ma le quasi due ore di permanenza al Quirinale della delegazione, guidata da Enrico Letta e non dal dimissionario Pier Luigi Bersani, indica che il partito con più voti in Parlamento ha seri problemi. Il primo di essi è che i gruppi parlamentari non rispecchiano la Direzione del partito, come si è visto la scorsa settimana, e c’é quindi un margine di incertezza su eventuali defaillance al momento di votare la fiducia o anche nei mesi successivi. La richiesta fatta a Napolitano è che il profilo del governo non dia l’immagine dell'”inciucio” di basso profilo, e abbia un certo tasso di discontinuità. Il nome di Matteo Renzi, avanzato dai “giovani turchi” e non dai “renziani”, rispondeva a questa necessità. Il presidente Napolitano parrebbe però optare per personalità consolidate che all’estero diano una immagine di affidabilità, magari a scapito dell’innovazione. Per questo il nome di Giuliano Amato, tra i partiti, risulta il più gettonato, specie se affiancato da altre personalità politiche di esperienza nei dicasteri chiave, e cioé Esteri, Tesoro, Difesa. Ma il Pd, pur lasciando mano libera al Capo dello Stato, ha sottolineato all’inquilino del Quirinale l’indigeribilità di Amato per molti dei propri deputati. Per questo Napolitano non può scartare a priori l’ipotesi di una guida dell’esecutivo di Enrico Letta. Ed anche per questo motivo si è preso qualche ora in più di riflessione. Per le altre caselle si parla di Fabrizio Saccomanni al Tesoro, di Mario Monti agli Esteri. Qui potrebbe essere chiamato Massimo D’Alema così come alla Difesa, mentre è plausibile la conferma di Anna Maria Cancellieri all’Interno. La sua collega Paola Severino vuole invece lasciare la Giustizia e a via Arenula potrebbe approdare Niccolò Zanon. Infine c’é il tema dei vice premier con Enrico Letta (nel caso dovesse prevalere alla fine Amato al comando), Mario Mauro e Angelino Alfano in pole position, ma con qualche mal di pancia del Pd a vedere il proprio numero due a fianco di quello del Pdl.

 

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