Nonostante le turbolenze nel partito e le “battute” di Beppe Grillo, Pier Luigi Bersani e’ intenzionato ad andare avanti con il tentativo di formare un governo e presentarsi in parlamento per chiedere il sostegno anche del Movimento 5 Stelle: l’intenzione, spiega chi ci ha parlato, e’ di ‘stanare’ chi fino ad ora ha solo protestato per costringerlo ad assumersi delle responsabilita’.

E oggi il leader Pd ha dunque risposto a brutto muso al leader dell’M5S che lo invitava a votare la fiducia a un governo grillino. “Rispetti gli elettori”, lo ha bacchettato, “non pensi di scappare dalle sue responsabilita’ con delle battute. Ci si vede in parlamento e davanti agli italiani” Bersani e’ deciso a provarci, forte di un risultato che anche se azzoppato gli consegna la maggioranza assoluta alla Camera e quella relativa al Senato. Per questo, si insiste al Pd, “tocca a lui provarci” e “lo fara’ con determinazione, con proposte chiare che lancera’ davanti al parlamento e soprattutto al Paese”. E alla prossima direzione chiedera’ al partito di appoggiarlo in modo compatto. “Spetta al Pd fare il governo”, ha spiegato anche Massimo D’Alema, e un esecutivo di minoranza “e’ la soluzione possibile oggi”. Dal taglio dei costi della politica alla moralita’ pubblica al lavoro, quelle di Bersani saranno proposte cui Grillo non potra’ dire di no senza spiegazioni ai suoi parlamentari e ai suoi elettori. Il segretario del Pd, si assicura, per ora non prende in considerazione subordinate anche se ovviamente tocchera’ al Presidente della Repubblica valutare le forze in campo. Ma nel partito sono in molti a pensare gia’ a un piano B. I ‘giovani turchi’, come Matteo Orfini, vedono come sbocco solo le elezioni anticipate e tuonano: “nessun governo puo’ essere fatto se non c’e’ anche il M5s, altrimenti faremo le barricate”. Nelle diverse anime del Pd pero’ piu’ d’uno pensa che alla fine si potrebbe arrivare a un governo ‘di scopo’ guidato da un tecnico che conduca in porto una serie di riforme. Meglio se con il Movimento 5 Stelle, ma nel caso anche solo con Pdl e Monti. Se l’opzione fosse questa, si potrebbe tentare un’intesa di ferro con Silvio Berlusconi per avere davanti una prospettiva abbastanza lunga da dare il tempo al Pd di incassare qualche risultato sul piano sociale e della moralita’ pubblica, sperando che l’economia riprenda fiato e si fermi un po’ il vento grillino. Nulla pero’ che possa passare per un ‘governissimo’. Su questo in serata e’ stato chiaro anche D’Alema: “Non lo faremo mai. Sarebbe l’errore piu’ grave”, ha detto, e Grillo “si illude se pensa di spingerci a questo”. Dopo che molto dibattito ha suscitato una sua intervista in cui prospettava un’assunzione di responsabilita’ istituzionale Pd-Pdl-M5S, l’ex premier ha ribadito la sua linea (anche in un colloquio con Bersani in cui gli ha confermato l’appoggio al tentativo di formare un esecutivo). Dato che il Pd si assumera’ la responsabilita’ politica di fare al Paese le sue proposte per il governo, considerata la fotografia del Paese che esce dal voto, D’Alema ritiene necessaria una condivisione istituzionale, vale a dire affidare la presidenza delle due Camere alle principali forze di opposizione. Una proposta che potrebbe essere stata apprezzata anche al Quirinale perche’ fa chiarezza della differenza tra responsabilita’ politica e istituzioni, e segna una prima presa di coscienza del messaggio del voto e dei molti appelli al dialogo rivolti in passato dal Quirinale ai partiti. Del resto gia’ in campagna elettorale Bersani aveva aperto a una condivisione delle responsabilita’ istituzionali. Su un punto, pero’, il Pd non potrebbe cedere: se lo scranno piu’ alto dovesse andare al Pdl, certo non potrebbe occuparlo Berlusconi. Mentre Bersani e’ concentrato sul governo, aumentano le punzecchiature per anticipare il congresso. Bersani ha piu’ volte detto che in caso di incarico avrebbe messo a punto con il gruppo dirigente un meccanismo di transizione fino a ottobre, quando scadra’ il suo mandato. Ma a maggior ragione se l’esperimento dovesse fallire, piu’ d’uno pensa che comunque dovrebbe cedere il timone subito. Per ora il leader frena, non perche’ abbia cambiato idea, assicurano i suoi, ma perche’ adesso tutto lo sforzo deve essere concentrato sul tentativo di formare un governo. Bersani chiede unita’ al gruppo dirigente. Bisogna che il partito si concentri su questo e sia compatto perche’ si tratta di un passaggio importante per tutti. E questo invito ripetera’ alla direzione di mercoledi’. Da tempo circola il nome di Fabrizio Barca come possibile successore, ipotesi che al ministro non dispiacerebbe. Ora pero’ il ministro e’ dato anche nella rosa di eventuali premier tecnici cui potrebbe essere affidato un governo di scopo, in caso fallisca il tentativo di Bersani di coinvolgere il Movimento 5 Stelle. Ma al Quirinale questa ipotesi non viene assolutamente confermata e si fa notare che nella confusione di questi giorni si confonde la stima che indubbiamente il Presidente ha per Barca con ipotesi politiche piu’ che premature. Ogni ipotesi di governo dovra’ essere studiata facendo i conti con il consenso politico e i voti parlamentari.

 

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