Ora tocca ai partiti: la ‘via crucis’ che sta conducendo Pier Luigi Bersani per ‘verificare il sostegno certo’ in Parlamento al suo governo procede sempre in salita. Il cerchio si chiuderà giovedì quando, al termine del giro di incontri con le forze politiche, il presidente incaricato andrà al Colle per riferire l’esito del suo tentativo. Quelle 48 ore di ‘riflessione’ in più che Bersani (incontrando prima le parti sociali) ha concesso alle forze politiche per un sussulto di ‘responsabilita”, non hanno al momento portato consiglio.
Poco o nulla si è mosso, ciascun partito non ha fatto altro che consolidare le proprie posizioni e anzi col passare delle ore il puzzle si è ulteriormente complicato con l’inserimento di una nuova incognita, la casella del Quirinale. Che Berlusconi ha inserito nella trattativa minacciando fuoco e fiamme in Parlamento e nelle piazze se su quella poltrona non andrà a sedersi uno del centrodestra. E mentre Giorgio Napolitano ‘veglia’ da lontano e nei suoi incontri pubblici non nasconde la sua preoccupazione (‘bisogna avere fiducia per forzà, ha detto ieri a proposito delle manovre attorno al nuovo governo), anche l’ottimismo di Bersani ha mostrato qualche cedimento. Al punto che procedendo nel suo ‘Calvario’ (così lo ha definito il fratello Mauro) Bersani ha evocato (o invocato) anche il miracolo. “Se uno facesse la somma di tutte le esigenze impellenti, ricaverebbe che serve un governo dei miracoli. Miracoli non se ne fanno ma uscire si può”, ha detto, facendo il punto degli incontri di questi tre giorni con le parti sociali. Dalle quali, peraltro, è salito l’allarme per una situazione economica tragica, con l’appello a formare un nuovo governo al più presto. Lo stesso argomento adottato da Berlusconi che anche oggi ha riproposto a Bersani il governissimo. Per il Cav il segretario Pd non può che abbracciare la soluzione delle larghe intese. Non c’é via d’uscita: l’alternativa – ha messo in guardia – è il ritorno alle urne. Il leader del Pdl ha quindi buttato sul tavolo la sua carta: Bersani premier e Alfano vicepremier. Ma dall’altra parte ha trovato ancora una volta perplessità, se si esclude l’apertura su una soluzione condivisa in tema di cariche istituzionali, quindi anche per il Quirinale. ‘Non se ne parla proprio – ha replicato Bersani all’ipotesi del segretario del Pdl vice presidente del Consiglio – cerchiamo di essere seri non si pù annunciare la guerra mondiale la mattina e passare agli abbracci nel pomeriggiò. Una schizofrenia che non piace al presidente incaricato il quale invece ambirebbe a ben altri abbracci. Primo fra tutti quello dei grillini, visti come una costola della sinistra. Ma da quella parte le porte sono sbarrate. La chiusura è totale. Neanche sull’altra costola della sinistra (la Lega) Bersani può fare affidamento. Uno spiraglio si era intravisto ma la speranza di un possibile soccorso Lumbard èal momento in stand by con l’annuncio dato dallo stesso Maroni (domani da Bersani andrà una unica delegazione Pdl-Carroccio) che ha così confermato le parole di Berlusconi sulla lealtà dell’alleato.