Il decreto legge sull’Ilva approvato dal Consiglio dei ministri rischia di aprire un contenzioso giuridico con i magistrati tarantini. La Procura ionica, infatti, starebbe valutando l’eventualità di chiedere ai giudici che sia proposta eccezione di incostituzionalità del decreto legge o di sollevare conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato in relazione allo stesso decreto.
L’occasione potrebbe essere l’udienza del 6 dicembre prossimo dinanzi al Tribunale del Riesame sulla richiesta dell’Ilva di dissequestrare il prodotto finito e semilavorato, giacente sulle banchine del porto, al quale sono stati posti i sigilli il 26 novembre scorso. Per l’Associazione nazionale magistrati, intanto, “il governo si è assunto la grave responsabilità di vanificare le finalità preventive dei provvedimenti di sequestro”. Lo ha detto il segretario dell’Anm, e pm a Taranto, Maurizio Carbone, ricordando che quei provvedimenti sono stati emessi per “salvaguardare la salute di una intera collettività dal pericolo attuale e concreto di gravi danni”. Tutto questo tenendo conto che si è di fronte “ad una situazione complessa e con gravi ripercussioni occupazionali”. Per Carbone, peraltro, “resta tutta da verificare la effettiva disponibilità dell’azienda ad investire i capitali necessari per mettere a norma l’impianto e ad adempiere alle prescrizioni contenute nell’Aia”, dal momento che “sino ad ora la proprietà ha dimostrato di volersi sottrarre all’esecuzione di ogni provvedimento emesso dalla magistratura”. Poche ore prima che arrivasse il decreto legge del governo, il gip Patrizia Todisco aveva rigettato per la seconda volta l’istanza di dissequestro degli impianti , avanzata dall’Ilva, scrivendo un’ordinanza durissima anche contro la nuova Aia rilasciata dal ministero dell’Ambiente il 26 ottobre. La nuova Aia, scrive il giudice, non è fondata su “specifici studi o accertamenti di tipo tecnico-scientifico” in grado di “confutare le evidenze probatorie” che denunciano “l’esistenza, nella zona del Tarantino, di una grave ed attualissima situazione di emergenza ambientale e sanitaria” imputabile alle emissioni dell’Ilva. I tempi di realizzazione della nuova Aia sono poi “incompatibili con le improcrastinabili esigenze di tutela della salute della popolazione locale e dei lavoratori del Siderurgico”, tutela che “non può essere sospesa senza incorrere in una inammissibile violazione dei principi costituzionali” (articoli 32 e 41). In definitiva, scrive il gip, bisogna prima risanare gli impianti e poi produrre.