Il decreto liste pulite dispone l’incandidabilità per chi ha riportato condanne definitive superiori a 2 anni di reclusione per delitti di allarme sociale, quelli contro la p.a. e per chi ha avuto pene superiori a 2 anni per delitti non colposi per i quali sia prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a 4 anni. Il governo ha emanato il decreto legislativo sull’incandidabilità in modo che le norme siano valide “in tempo utile per le prossime elezioni politiche”.
Lo ha detto il ministro Filippo Patroni Griffi nella conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri. Patroni Griffi ha ricordato che nelle Camere era stato votato un ordine del giorno che impegnava il governo “a esercitare la delega, prevista dalla legge anti-corruzione, in tempo utile per elezioni politiche”. La condanna definitiva per uno dei reati previsti dal decreto liste pulite determina la decadenza del mandato durante lo svolgimento di incarichi parlamentari o di governo. Sia la legge anticorruzione, sia la legge sull’incandidabilità “preesistono alla formazione di questo governo, che peraltro è ben consapevole della rilevanza della materia per un’economia moderna e una politica trasparente, e ha con determinazione e costante dialogo con le forze politiche lavorato su questi temi”. Così Mario Monti.