Agli insulti razzisti e alle offese urlate sulla Rete o nell’agone politico risponde con pacatezza: “é solo una minoranza, l’Italia non è un Paese razzista”. Per poi sgomberare il campo dagli equivoci linguistici: “non sono di colore, sono nera, lo dico con fierezza”.
Si è presentata così, oggi nella sua prima conferenza stampa, Cecile Kyenge, neoministro per l’Integrazione, medico oculista, cittadina italiana di origine congolese. Che ha le idee ben chiare sulle emergenze: “Non si possono trattenere 18 mesi le persone” in un Centro di identificazione (Cie) soltanto perché “non hanno un documento o perché sono irregolari”. I Cie “li conosco, ci sono già stata. Ho visitato molti centri”. Ma la sua nomina ha scatenato gli istinti peggiori di chi da sempre predica odio, ma la reazione è gentile come il tono di voce, quasi un sussurro: “da questi attacchi ho imparato tante cose. L’Italia ha una cultura dell’accoglienza ben radicata, ma c’é una non conoscenza dell’altro, non si capisce la diversità è una risorsa”. Poi, in serata, nel corso di una trasmissione televisiva, ammette: “sono rimasta ferita, ma non credo che gli insulti possano fermarmi”. Dagli insulti e dagli attacchi, anche politici, dice di sentirsi “abbastanza tutelata”. “Sia il premier Letta sia gli altri ministri mi hanno tutti espresso solidarietà”, sottolinea, ma si intravvede una delusione per la mancanza di una presa di posizione pubblica, ufficiale. Presa di posizione che arriva dopo poche ore, in una nota congiunta di Enrico Letta e del vicepremier Angelino Alfano, che affermano di essere “fieri di averla nel Governo come ministro per l’Integrazione” e le rivolgono “piena solidarietà a fronte degli attacchi razzisti che ha ricevuto”. Il ministro “incassa” anche la presa di distanza di Roberto Maroni dal suo compagno di partito Borghezio, che nei giorni scorsi aveva pesantemente attaccato la Kyenge: “si può essere d’accordo o no con il governo, ma queste affermazioni non mi piacciono, non ha senso farle, perché si prestano solo a critiche senza alcun vantaggio” dice il leader della Lega. E anche un altro leghista, il governatore del Veneto Luca Zaia, critica Borghezio e invita il ministro ad andare in Veneto dove “verrà accolta con tutti gli onori”. Solidarietà a Kyenge è stata espressa oggi anche dal commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Nils Muiznieks, che ha condannato gli attacchi via web sostenendo che “il discorso razzista in Italia è un problema che perdura da tempo” e che “gli eventi più recenti confermano da un lato l’urgenza di affrontare la questione e dall’altro che le autorità devono mettere in atto misure più efficaci per contrastarlo”. Ma il ministro non parla solo di insulti e attacchi. Spiega anche come intende procedere per far avanzare i provvedimenti che sostiene, a partire dalla cittadinanza: “Certo bisogna dare risposte ai tanti figli di stranieri che nascono e crescono in Italia e non si sentono né italiani né del Paese di origine dei loro genitori. Ma le cose si possono cambiare senza urlare”. Anche qui, pacatezza e persuasione: “Faccio parte di una squadra, nel Governo ci sono forze politiche diverse dalla mia come ad esempio il Pdl o Scelta Civica, dobbiamo cercare uno spazio comune e un terreno condiviso, s’intende sempre nel rispetto dell’altro, senza mai offendere”. E infine, ricordando la sua regione di appartenenza: “il terremoto in Emilia mi ha fatto capire che bisogna partire proprio dalle cose elementari, dalla quotidianità, dai piccoli gesti per riuscire a costruire una nuova coesione sociale. Le parole d’ordine? Prima di tutto la persona. Ognuno di noi deve essere la voce di ogni cittadino, in particolar modo dei più deboli. D’altronde lo dice la Costituzione all’articolo 3, noi dobbiamo riuscire a tutelare queste persone”.