Il ministro per l’Integrazione, Cecile Kyenge, rilancia sullo ius soli e preannuncia un ddl nelle prime settimane di governo. Come testimonial del diritto alla cittadinanza per chi nasce in Italia, non vedrebbe male la stella del calcio Mario Balotelli, che subito si dice disponibile. Il primo ministro nero della storia italiana ribadisce poi che il reato di immigrazione clandestina va abolito.
E subito le sue parole provocano la levata di scudi del Pdl, che attraverso Renato Schifani chiede al premier Letta di invitare i suoi ministri a una “maggiore cautela” e invita i membri del governo a “evitare proclami solitari”. Ospite della trasmissione di Lucia Annunziata “In mezz’ora”, Cecile Kyenge con la sua solita pacatezza tiene il punto sulle sue intenzioni, nonostante l’avvertimento della conduttrice circa gli ostacoli che troverà inevitabilmente sulla sua strada, a causa della presenza nel maggioranza di Governo di forze politiche che sul tema non la pensano nello stesso modo. “E’ difficile dire se riuscirò – ammette il ministro – per far approvare la legge bisogna lavorare sul buon senso e sul dialogo, trovare le persone sensibili. E’ la società che lo chiede, il Paese sta cambiando”. “Bisogna lavorare molto per trovare i numeri necessari” aggiunge, precisando di non pensare a un eventuale fallimento. E quando Annunziata le propone Balotelli come testimonial del diritto a essere cittadino italiano per chi nasce in Italia da genitori stranieri, risponde che è “una buona idea”. “Non lo conosco personalmente – precisa – so che lui sta subendo atti di razzismo, ma riesce a testa alta a dare un forte contributo all’Italia, che è il nostro Paese”. L’attaccante rossonero risponde subito con entusiasmo, dicendosi “disponibile a ogni iniziativa o proposta che provenga dalle istituzioni tesa alla lotta al razzismo e alle discriminazioni”. In vista poi degli sbarchi sulle coste italiane che con il bel tempo prevedibilmente riprenderanno, Kyenge afferma che “occorre rivedere la struttura dei Centri di identificazione ed espulsione e lo stato di emergenza”. Bisogna, spiega, “guardare alla direttiva europea che l’Italia ha ratificato in modo sbagliato” anche riguardo alla permanenza di 18 mesi “che devono essere una extrema ratio”. “La direttiva non chiede all’Italia di mettere nei Cie persone malate, fragili, minori, ma solo persone pericolose o criminali” sostiene. Quanto al reato di immigrazione clandestina, introdotto dal governo Berlusconi, “dovrebbe essere abrogato” anche se la competenza per queste cose, precisa, è del ministro Alfano, con il quale comunque “sicuramente lavoreremo insieme”. Le sortite del neoministro non piacciono al capogruppo del Pdl al Senato, Renato Schifani, che rivolge un appello al premier Letta “affinché inviti i suoi ministri a una maggiore sobrietà, prudenza e cautela” e sottolinea come questi annunci “non rientrano nel programma” del governo. Anche la senatrice pidiellina Anna Maria Bernini trova “fuori luogo” le opinioni della Kyenge, che viene invece difesa dal suo partito, il Pd: “il ministro non fa proclami solitari. Quanto esprime è da tempo sentito dalla popolazione italiana. Non vorrei che una parte del Pdl esprimesse solo una posizione ideologica” dice il deputato Edoardo Patriarca.