”Ho visto morire la Dc perche’ c’erano i corrotti, non voglio vedere il mio nuovo partito turbato da un ex socialista”. Questo il commento della presidente del Pd Rosy Bindi, intervistata dalla Stampa, sulla vicenda del senatore Alberto Tedesco su cui il Senato ha detto no agli arresti domiciliari:
il rappresentante del Pd e’ indagato nell’ ambito di una inchiesta sulla sanita’ in Puglia. ”Tedesco ormai non fa piu’ parte del mio partito, ma non mi va neanche che il Pd paghi per il tempo che c’e’ stato. Tra l’altro ha dimostrato un altro aspetto odioso dell’uomo di potere, la misoginia, prendendosela solo con me e la Serracchiani”, dice Bindi, secondo la quale ”il problema e’ che non si puo’ combattere il conflitto d’interessi di Berlusconi e poi nominare assessore alla sanita’ una persona che ha in famiglia qualcuno che vende apparecchiature mediche”. ”La questione morale e’ nella politica e forse anche nel Paese”, osserva Bindi, che pero’ fa un distinguo: ”Per pesantezza delle accuse e numero di indagini, a partire dal premier, e’ nella maggioranza che pesa un conflitto di interessi deviante per un uso corretto della funzione politica”. ”Nel Pd i singoli casi sono affrontati con rigore”, aggiunge l’esponente democratica, ”forse e’ il momento di prevedere pure le sanzioni nel codice etico”. Sul caso Penati, ”il Pd ha dimostrato la sua estraneita’ al finanziamento illecito: se c’e’ stato, e’ stato in un altro partito, non nel Pd”, sottolinea Bindi. ”Se Penati non riuscisse a dimostrare la sua estraneita’, progressivamente dovrebbe distinguere la sua posizione da quella del partito e delle istituzioni”. La presidente del Pd ribadisce il sostegno del partito a ”un governo del Presidente della Repubblica, guidato da una personalita’ di prestigio internazionale”. Serve ”una fase di qualche mese per approvare la legge elettorale, diminuire il numero dei parlamentari e fare alcuni chirurgici cambiamenti costituzionali. Non le buffonate della bozza Calderoli”. Dopo questa fase dovrebbero arrivare le urne. Bindi si dice ”affezionata all’idea di un nuovo Ulivo”. Il Pd ”dovrebbe adoperarsi per costruire una nuova alleanza coi suoi alleati storici, Vendola e Di Pietro, perche’ li’ c’e’ una contiguita’ dell’elettorato”, sostiene. Poi ”vorremmo che il partito con la sua leadership fosse garante di una coalizione che si allarga ai moderati”.