“Ora la crisi è più lontana”, aveva detto stanotte il premier Silvio Berlusconi, conclusa la fragile intesa con la Lega sulle pensioni, esprimendo ottimismo su un sì dell’Europa alla lettera del governo. Eppure il clima che si respira nella maggioranza è il contrario di quello dello scampato pericolo.

Al Senato e alla Camera il governo va sotto più volte e, a dare un’occhiata al calendario, è evidente la tendenza a non mettere all’ordine del giorno provvedimenti ‘a rischio’. “Se Berlusconi la sfanga a Bruxelles, tra una settimana c’é il voto sull’assestamento del rendiconto di bilancio e lì si cadé, è la catastrofica previsione di un uomo di punta del Pdl. Le intecettazioni sono sparite, nelle prossime sedute non sono in calendario che ratifiche di trattati internazionali e mozioni. “E anche su queste il governo non fa che rimettersi all’Aula, e quando esprime parere contrario, anche con i banchi del governo al completo, va sotto. Sono veramente preoccupata”, allarga le braccia un ministro di Berlusconi. Questo è il clima, mentre il premier è concentrato a Bruxelles nella sua battaglia europea. L’Ue accoglie “con favore i programmi dell’Italia per le riforme strutturali per rafforzare la crescita e per la strategia di consolidamento fiscale” e invita “la Commissione a presentare una valutazione delle misure e a monitorarne l’attuazione”. E’ quanto si legge nelle conclusioni dell’Eurogruppo che ANSA è in grado di anticipare. Non ha fatto piacere a decine e decine di parlamentari di maggioranza, di Lega e Pdl, leggere anche sui giornali di famiglia di Berlusconi di un ‘patto’ di sangue con Umberto Bossi, che porterà dritto dritto al voto in primavera con il ‘porcellum’, escludendo quindi dalla ricandidatura diversi di loro. “A nessun tacchino fa piacere che si avvicini il Natale”, ammette qualcuno. Per questo – anche se il Cavaliere va ripetendo a chiunque ci parli che andrà avanti, che punta a terminare la legislatura e che vuole vedere in faccia chi avrà il coraggio di sfiduciarlo in Parlamento dopo essere andato ad implorare una ricandidatura – oggi è aumentata in parecchi la paura del voto e la consapevolezza che l’unico modo per restare in Parlamento è sostenere un governo di salvezza nazionale, che faccia riforme necessarie al Paese (pensioni, legge elettorale), magari andandosi di volta in volta a cercare i voti in parlamento. Un po’ come fu il governo Dini. Pensando a questo stasera al Senato si sono riuniti in gran segreto 18 senatori di maggioranza che, sotto la regia di Beppe Pisanu, studiano come uscire dal Pdl restando nel centrodestra. “Prepariamoci a votare nel 2012”, avrebbe detto Angelino Alfano in una riunione a via dell’Umiltà con i quarantenni di Liberamente. E nella Lega la situazione è speculare. I ‘maroniani’, capita l’antifona del voto in primavera con il porcellum, non escludono affatto l’idea di un governo tecnico rispetto al quale stare all’opposizione, per poi andare al voto sventolando la bandiera della difesa delle pensioni. Umberto Bossi invece ha fretta.

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