Matteo Renzi presenta alla direzione Pd la sua proposta di legge elettorale rettificata, con il doppio turno anti-larghe intese. Ma la minoranza non ci sta e si apre lo scontro. “Il modello non convince e presenta dubbi di costituzionalita”, dice il numero uno dell’opposizione interna, il presidente Gianni Cuperlo. Poco prima delle 20 la relazione di Renzi viene messa ai voti: nonostante i botta e risposta di fuoco, la proposta passa con 111 placet e 34 astenuti. Neanche un ‘no’ anche se nelle dichiarazioni conclusive, il segretario aveva auspicato che Cuperlo optasse ufficialmente per il pollice verso piuttosto che per l’astensione. Il presidente, in realtà, ha preferito lasciare la direzione prima del voto mentre Renzi esternava la propria critica rispetto ad alcune considerazioni espresse da Cuperlo poco prima: “Se Gianni vuole replicare, per correttezza”, ha detto il segretario, ma in quel frangente Cuperlo stava già lasciando da sala. “Mi dispiace che Cuperlo vada via”, ha subito aggiunto Renzi.

L’incipit. In contrasto con la frattura che si sarebbe aperta di lì a poco, la direzione Pd si apre sulle note dell’Inno alla gioia di Beethoven, diretto da Claudio Abbado, in omaggio al grande direttore d’orchestra scomparso oggi. Poi è il turno di Renzi, che presenta la sua proposta di riforma elettorale. “Basta chiacchiere, commissioni o tavoli di lavoro – ammonisce il segretario – è arrivato il momento di far vedere che la politica non è solo discussione o diventa il bar dello Sport”. E fissa una data: “Entro il 15 febbraio il Pd presenterà un ddl costituzionale, per arrivare all’ok in prima lettura al Senato entro il 25 maggio”. Al termine della direzione, il segretario aggiungerà però che “mercoledì si presenterà il disegno di legge che immagino si possa approvare entro febbraio in prima lettura alla Camera. E spero che la riforma elettorale sia approvata entro maggio. Entro le elezioni europee ci sia la prima lettura delle quattro necessarie sulle riforme. Io rifiuto l’idea di legare la riforma elettorale al termine delle riforme istituzionali”. Il doppio turno anti-larghe intese. “A me sarebbe piaciuto un sistema spagnolo secco – dice Renzi – ma ci è stato chiesto di evitare una frattura della maggioranza che sostiene il governo. Abbiamo proposto perciò un modello, che potremo chiamare ‘Italicum’ e che prevede una ripartizione nazionale e non su circoscrizioni”. Insomma, fa capire il segretario, una modifica per venire incontro alla richieste di Alfano. “Abbiamo detto no – contina Renzi – al potere di ricatto dei partitini. Sì a un percorso per cui chi vince lo faccia con una maggioranza solida. Oggi facciamo le regole con Berlusconi per evitare di farci assieme un governo in futuro. E proponiamo l’assegnazione di un premio di maggioranza che porti al 53% al minimo, al 55% al massimo e che sia assegnabile se si ottiene almeno il 35%. Dunque -chiarisce – si parla di un premio che sia al massimo del 18%”.

Poi annuncia l’elemento nuovo, il ballottaggio di coalizione: se nessuno ottiene il 35% “c’è la possibilità di un doppio turno, più precisamente un ballottaggio non tra due candidati premier ma tra due coalizioni, simboli o agglomerati di simboli che senza apparentamento rigiochino la partita di fronte elettori” Il testo che il segretario presenta in direzione, così come anticipato questa mattina da Repubblica.it, prevede dunque un ricorso al doppio turno nel caso nessun partito riesca ad ottenere quel 35% di consensi, garanzia, in virtù del premio di maggioranza, di maggioranza assoluta. Restano le mini liste bloccate di sei candidati per circoscrizione e gli sbarramenti: al 5% per i partiti in coalizione, l’8% per le forze che si presentano da sole e il 12% per le coalizioni. No a modifiche o salta tutto. Sulla questione delle preferenze e delle liste bloccate, oggetto di polemica da parte dei bersaniani (i ‘ribelli’ Cuperlo e Fassina hanno ventilato l’idea di un referendum tra gli iscritti per bloccare la soluzione partorita dall’accordo con Forza Italia), Renzi taglia corto: “Sembra che con le preferenze si risolva tutto. Io non ho particolari problemi, non avendo vissuto la degenerazione della prima repubblica, ma l’accordo politico raggiunto non prevede la preferenza”. E aggiunge, per rassicurare la minoranza interna: “Se toccherà a me da segretario Pd, due sono gli impegni: le primarie, come ha fatto Bersani con le parlamentarie, e il vincolo assoluto della rappresentanza di genere”.

Insomma, Renzi garantisce che non sarà lui – da segretario – a decidere i candidati. Ma la bozza di legge elettorale su cui si è raggiunta una prima intesa politica, per Renzi, non può essere à la carte: “E’ un complicato castello che sta in piedi se tutti i tasselli stanno insieme. Chi immaginasse di intervenire in Parlamento per modificare qualcosa di fondamentale, sappia che manda all’aria tutto, comprese le riforme del Titolo V e del Senato. Non è una riforma à la carte”. Sull’incontro con Berlusconi critiche strumentali. Poi l’affondo del segretario nei confronti della minoranza. “I temi delle critiche per aver incontrato Berlusconi sono per me abbastanza stravaganti, oltre che strumentali – continua il segretario – A chi mi dice ‘dovevi parlare a Forza Italia ma non a Berlusconi’, ricordo che è una contraddizione in termini. Perchè o non si parla con Fi, o si parla con Silvio Berlusconi. Con chi dovevo parlare, con Dudù? E’ Berlusconi che ha creato Forza Italia”. E attacca: “Io non mi sento subalterno culturalmente al punto da avere delle idee che devo cambiare perché Berlusconi la pensa come me”. E ancora: “Molti di quelli che mi hanno detto che ho portato Berlusconi al Nazareno hanno fatto di tutto per portarlo a palazzo Chigi. Noi siamo per farci un accordo sulle regole così in futuro non saremo più costretti a farci un Governo”.

Riforma del Senato del Titolo V. La proposta si articola in tre punti. Il primo è “il superamento del Senato così come lo conosciamo. Una riforma che non parte solo dalla riduzione dei costi della politica. Il bicameralismo perfetto mostra oggi i suoi limiti. E’ tutto tranne che perfetto”. E chiarisce: “Noi diciamo agli italiani che con le prossime elezioni non si voterà più per il Senato e che il bicameralismo perfetto si supera. Non c’è più il pingpong e si semplifica la vita del paese”. Il secondo è la riforma del Titolo V della Costituzione.

Le critiche di Cuperlo. Netta, come abbiamo detto, la bocciatura della minoranza dem. “La proposta di legge elettorale non è convincente – afferma Cuperlo- perchè non garantisce una rappresentanza adeguata. Né il diritto dei cittadini a scegliere i propri rappresentanti. Né una ragionevole governabilità”. Il presidente accusa poi il segretario di aver riabilitato Berlusconi e gli rinfaccia di non saper guidare il partito: “Si dice che è tutto deciso con il voto delle primarie dell’8 dicembre? Allora è inutile convocare la direzione, fai tutto da solo. Funziona così un partito? Io spero di no. E credo di no”.

A Cuperlo la replica di Renzi: “Gianni te lo dico con amicizia, questo tuo riferimento alle primarie e alle preferenze, lo avrei voluto sentire la volta scorsa, quando tu e altri siete stati candidati nel listino. E’ inaccettabile che preferenze e primarie siano usate in modo strumentale adesso”. L’intervento di Veltroni. Ma a intervenire in direzione (e non era scontato che lo facesse) è anche Walter Veltroni, l’ex segretario del Pd che alle politiche del 2008 non riuscì a portare a casa il risultato. Nel promuovere il metodo usato da Renzi , che “è giusto perché le regole si scrivono con tutti”, Veltroni rievoca il parallelo con 5 anni fa: “Io provai a farlo con Berlusconi, ma non ci riuscii perché Berlusconi allora era troppo forte. Si sentiva talmente forte da poter andare a elezioni anche facendo fallire il tentativo di riformare l’assetto istituzionale e la legge elettorale”.

Civati a due velocità. “Sono ingenerose le critiche fatte a Renzi in questi giorni – dice Pippo Civati, che ha partecipato alle primarie per la leadership del Pd piazzandosi terzo -. Sono su posizioni diverse concettualmente ma dico che la scelta di confrontarsi con tutte le forze politiche è molto giusta. Renzi ha ricevuto un mandato dalle primarie pieno”. Poi però aggiunge: “Dal punto di vista politico non mi sento di fare obiezioni di sostanza – ha concluso Civati – ma dal punto di vista del merito devo dire che sono un po’ deluso”. Nel mirino, il premio di maggioranza e le liste bloccate. Le altre forze politiche. Intanto dalle altre forze politiche, pur con diversificazioni, arrivano le prime aperture: quella del Nuovo centrodestra, dopo le polemiche dei giorni scorsi, e quella di Scelta civica. Perplessità da Sel. Quanto al Movimento 5 Stelle, è di stamani l’affondo di Beppe Grillo dal blog.

 

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