Sono ben 34 le proposte di modifica della legge elettorale all’esame della commissione Affari Costituzionali del Senato. L’ obiettivo comune far fuori l’inviso ‘porcellum’, ma finora il travagliato iter della riforma è andato avanti a singhiozzo anche per la diffidenza reciproca delle forze di maggioranza ciascuna sostanzialmente inchiodata sulle proprie posizioni.

I nodi da sciogliere sono sempre quelli: ritorno o meno alle preferenze (come vorrebbe l’Udc di Casini, ma che vede contrarissimo il Pd); l’introduzione del premio di maggioranza (sostenuto con forza dal Pdl) e poi di che entità e se da attribuire al partito o all’intera coalizione; la soglia di sbarramento. E anche il presidenzialismo che il partito di Berlusconi mette sul tavolo come condizione per discutere di quel doppio turno fortemente voluto dal partito di Bersani. Il Pdl punta a un premio di maggioranza da assegnare al primo partito, capace di salvaguardare la dinamica del bipolarismo e, al tempo stesso, “tale da non drogare il risultato elettorale”, come dice Angelino Alfano. “Se il primo partito nei sondaggi attuali ha il 25%, non può ricevere un premio del 15%, cioé superiore alla metà dei voti conquistati sul campo: altrimenti il premio sarebbe di dimensioni tali da costituire la terza forza parlamentare”. Come ha sottolineato il segretario del Pdl, “c’é sempre la disponibilità del pdl a ragionare sulle piccole circoscrizioni e secondo il cosiddetto modello spagnolo già presentato dal Pdl al Senato. La disponbilità a ragionare sul doppio turno di collegio c’é – ha ribadito – a condizione che una simile legge elettorale sia abbinata all’elezione diretta del presidente della Repubblica. Il Pd insiste dunque sul doppio turno di collegio “per ridare lo scettro ai cittadini”, come dice Pier Luigi Bersani. Nel gioco dei veti incrociati riemerge come un fiume carsico anche il sistema proporzionale tedesco (che in questa fase piace molto a Silvio Berlusconi). Appare irremovibile anche Gianfranco Fini che punta su una legge elettorale uninominale con maggioritario secco, senza listini proporzionali, “senza paracadute,senza furberie”. Una soluzione, l’uninominale, che però a giudizio di Casini “rischia di essere una truffà.

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