Alta tensione alla Camera sulle liberalizzazioni. Il governo decide di porre la fiducia (la dodicesima dal suo insediamento a palazzo Chigi) sul decreto legge che scadra’ sabato prossimo. A Montecitorio scoppia la polemica dopo i dubbi di copertura finanziaria avanzati dalla Ragioneria generale dello Stato su cinque articoli del testo. E’ il presidente dell’Assemblea Gianfranco Fini ad accendere il dibattito, prima di dare la parola al ministro dei Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda: ”Sia consentito alla Presidenza di esprimere rammarico per l’insensibilita’ mostrata dal governo nel non fornire all’Assemblea ulteriori elementi di valutazione che hanno una loro fondatezza” in merito alle richieste fatte dall’opposizione, dopo che la commissione Bilancio ha dato al dl parere favorevole, sorvolando sui rilievi mossi dalla Ragioneria dello Stato.
Scattano dure proteste in Aule e fischi dai banchi della Lega. L’Idv punta i piedi con il capogruppo, Massimo Donadi: ”Votare questo dl e’ un palese affronto e sfregio alla Costituzione”. Sulla stessa linea anche il Pdl: ”Violata la Carta”. Giarda ”prende atto” della posizione espressa da Fini e annunciano la questione di fiducia propone il testo delle commissioni ”identico a quello approvato in Senato”.Poi con i giornalisti taglia corto con una battuta: ”Non so cosa fara’ il ministero dell’Economia: una risposta la deve dare. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento si occupa solo di calendari…”. Dopo la reprimenda di Fini, la Lega fa sentire la sua voce, chiamando in causa il Quirinale. Il presidente dei deputati ‘lumbard’, Giampaolo Dozzo, chiede, infatti, alla presidenza della Camera di riferire al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sulla ”scelta del governo di non fornire spiegazioni circa la relazione con cui la Ragioneria generale dello Stato ha rilevato la mancanza di copertura di alcune norme nel decreto liberalizzazioni”. In serata trapela la notizia di una telefonata tra il capo dello Stato e l’inquilino di Montecitorio: Napolitano avrebbe chiamato Fini per avere chiarimenti sul caso sollevato oggi in Aula da Idv e Lega.
Dopo l’annuncio della fiducia, Fini sospende la seduta e convoca la conferenza dei capigruppo che di li’ a poco fissa il calendario dei lavori: la fiducia sul dl sara’ votata domani a partire dalle 15.45, dopo le dichiarazioni di voto fissate per le 14.15; il voto finale e’ previsto per le 19.30 di giovedi. Il Carroccio, dunque, non ci sta. ”Da molti anni e’ la prima volta che un presidente della Camera richiama il governo per qualcosa che poteva essere benissimo fatto”, avverte Dozzo, solitamente non tenero verso Fini. ”Essendo la questione posta molto importante, mi chiedo se non voglia informare il presidente della Repubblica”, aggiunge l’esponente leghista che critica in generale il modo con cui il governo si rapporta con le Camere, comprese le ripetute fiducie: ”Se qualcuno pensa che siamo gia’ passati da una forma parlamentare a una presidenziale si e’ sbagliato”, ”a meno che il governo non ci dia gia’ adesso la scaletta delle fiducie in modo che sia lui a determinare i lavori dell’Aula indipendemente da lei, presidente”. Va all’attacco anche il vicecapogruppo dei deputati, Maurizio Fugatti: ”Il governo pone l’ennesima fiducia per un provvedimento ‘urgente’ i cui effetti si vedranno, nella migliore delle ipotesi, fra cinque anni. Ci chiediamo cosa avrebbe detto il presidente della Repubblica se a farlo fosse stato il precedente governo”.