Cresce il pressing sul governo per l’approvazione del decreto sviluppo. Lo slittamento nei tempi (il dl era stato promesso per il 20 ottobre) ha infatti portato l’Europa e la Confindustria ad alzare la voce per chiedere all’Italia di fare presto.

Intanto proseguono le riunioni a livello tecnico per mettere a punto il testo che si tradurrà non in un unico provvedimento ma in più provvedimenti e che vedrà la luce entro la prossima settimana, nel consiglio dei ministri che potrebbe svolgersi già mercoledì. La prima bacchettata al Governo è arrivata dalla Commissione Ue che, presa nota dello slittamento, chiede ora al governo di “finalizzare con la massima urgenza forti misure per la crescita”. La seconda l’ha data la Confindustria che ribadisce all’esecutivo la necessità di “fare in fretta perché il tempo è scaduto”: servono misure “più profonde”, ha sollecitato la presidente Emma Marcegaglia ma da quanto fin qui emerso “ancora non ci sono”. Richiami che hanno indotto il presidente del consiglio Berlusconi a spingere sull’acceleratore per non presentarsi a mani vuote al vertice Ue domani a Bruxelles. Capisco il rigore, giustamente difeso da Tremonti ma devo andare a Bruxelles con qualcosa da mettere sul tavolo per dare risposte, è il ragionamento di Berlusconi, che con diversi interlocutori non ha chiarito se intenda forzare la mano con Tremonti pretendendo risorse aggiuntive.

Il premier sarebbe intenzionato a infilare nel provvedimento qualcosa di nuovo e convincente per la crescita, un’idea forte, che faccia cessare il pressing sul governo. Intanto prosegue il lavoro per definire il testo del decreto: il ministro dello Sviluppo Paolo Romani, che questa mattina ha incontrato al Quirinale Giorgio Napolitano e in serata ha avuto un colloquio con Berlusconi a Palazzo Grazioli, domani si fermerà a Roma per un’altra serie di incontri sia a livello di ministri che tecnici sul provvedimento. Il testo sarà incentrato sulla sburocratizzazione e sul rilancio delle infrastrutture, ha detto il segretario del Pdl Angelino Alfano, che però mette le mani avanti: “é bene non caricare un decreto di attese salvifiche”, perché la crescita non si fa per decreto. Resta in piedi l’ipotesi di un concordato fiscale: in particolare i Pdl Leo e Crosetto propongono un concordato con adesione di massa. Il condono fiscale, che per il Responsabile Scilipoti può essere utile se accompagnato da una riforma del fisco, non piace invece agli industriali e trova dei ‘no’ anche nella maggioranza. Spunta intanto la proposta della Coldiretti, che piace ai ministri Sacconi e Romano, di vendere i terreni agricoli gestiti attraverso amministrazioni ed enti pubblici che valgono oltre 6 miliardi di euro.

 

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui