La Confindustria è pronta “a scindere” le sue responsabilità da quelle del governo, perché “vogliamo un cambiamento vero”. Lo ha detto la presidente Emma Marcegaglia, intervenendo all’assemblea degli industriali toscani a Firenze.
“Noi vogliamo una vera discontinuità e la vogliamo velocemente: basta con le piccole cose, non siamo più disponibili a stare in una situazione di stallo”. Per questo, al tavolo del governo Confindustria presenterà un documento, “un manifesto delle imprese, insieme alle altre associazioni, per salvare l’Italia. Un documento – ha proseguito Marcegaglia – che non riguarda le imprese, ma è per l’Italia. Se il governo é disponibile a parlare con noi e con le altre associazioni, bene. Se invece vuole andare avanti con piccole cose, non siamo più disponibili, scindiamo le nostre responsabilità, perché vogliamo un cambiamento vero”.
Nel manifesto di Confindustria saranno contenute quelle poche riforme che secondo la presidente Emma Marcegaglia serviranno a rilanciare l’Italia. Gli industriali chiedono una riduzione della spesa pubblica “non più solo con tagli lineari”, una “riforma delle pensioni che ci metta in linea con gli altri Paesi europei”, usando i soldi che così sarebbero risparmiati per “abbassare il cuneo fiscale, a partire dai giovani”, ha aggiunto la presidente. Confindustria chiede poi una vendita dei beni pubblici, “vendere il patrimonio anche per abbassare il deficit, per diminuire l’ingerenza del pubblico che è ancora troppo forte e si porta dietro clientele, oltre a fare concorrenza sleale”.
Sul versante della crescita non é peregrina l’idea di un “fronte comune” tra sindacati e Confindustria anche se poi, in questa materia, ognuno ha le proprie “ricette”. E’ quanto ha affermato, a margine di un incontro al festival del diritto di Piacenza, il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, a chi le ha chiesto se fosse possibile un fronte comune con gli industriali all’indomani della scelta del cosiddetto ‘parlamentino’ di Confindustria di non concedere sponde al Governo. “Fronte comune sul tema della crescita e delle prospettive – ha sottolineato – poi tante ricette diverse su come raggiungerle. Se Confindustria insiste sull’idea che lo strumento è quello delle pensioni – ha aggiunto – continuiamo a non condividere e a pensare che sia la strada sbagliata”. Ad ogni modo, secondo il segretario generale della Cgil “le parti sociali hanno detto già a luglio che ci voleva discontinuità e che le politiche del governo non erano utili al paese. Mi pare – ha concluso – che si continui a dover sostenere questa posizione perché le manovre che si susseguono non guardano quale prospettiva e a quale futuro per il paese”.