L’offerta di Roberto Maroni ad Angelino Alfano è chiarissima: stacchi la spina al governo Monti, sfruttando il casus belli dell’election day, e in cambio la Lega prenderà in considerazione “nuovi scenari” nei rapporti fra Carroccio e Pdl. Così dai Magazzini del Conte al Porto Antico di Genova, stesso luogo dove la Lega il 6 novembre del 1994 fece il pollice verso al primo governo Berlusconi, Maroni prova a far morire il governo tecnico.

Quello che per il governatore del Carroccio Roberto Cota “affama le famiglie e le imprese del Nord”. Ma oggi la Lega non ha più il ‘piccone’ come allora. “Faccio una proposta ad Alfano – dice Maroni dal palco, davanti ad almeno mille leghisti motivati e guariti dalle ferite degli scandali Belsito e Bossi jr – l’election day il 10 febbraio anticipando la scadenza della legislatura. Si può fare a una condizione, che Alfano e il Pdl facciano cadere Monti dopo l’approvazione della Legge di Stabilità. Questa soluzione aprirebbe nuovi scenari nel rapporto col Pdl. Avrà Alfano la forza per farlo? Temo di no”. Maroni parla davanti ai big del partito: ci sono Bossi, Salvini, Castelli e Calderoli, Zaia e Cota. “Se prendiamo anche la Lombardia, dopo Piemonte e Veneto, il sogno della Regione del Nord si avvera”, dice il segretario. Ma l’obiettivo è la caduta di Monti e lo slogan della manifestazione lo dice chiaramente: “Basta tasse, Monti a casa”. Così, mentre la Lega registra la vicinanza delle formazioni politiche di Tremonti e Lombardo – insieme organizzeranno una manifestazione mercoledì prossimo a Roma – il segretario leghista elenca i danni dell’Esecutivo. “L’azione di questo governo la definirei ‘FalliMonti’. Con le legge fatte ha aggravato la crisi, lo dico Ocse, Unione Europea e Fondo monetario internazionale. I disoccupati sono ormai tre milioni e questo è il marchio d’infamia di questo governo. Quando c’é crisi dei aiutare famiglie e imprese, questo governo ha fatto il contrario”. Queste le considerazioni, l’azione politica – invece – prevede una mozione di sfiducia nei confronti del ministro dell’ Economia Vittorio Grilli. “La presenteremo nei prossimi giorni. Grilli ci ha imbrogliati. Il fondo monetario ha certificato il fallimento di questo governo smentendo le previsioni di crescita dell’Italia e il pareggio di bilancio che si avrà solo nel 2017”. No tasse, no Monti: il popolo leghista entusiasta. Ma Maroni sa che senza la spallata di Alfano, la riunione di Genova non produrrà effetti come nel novembre del 1994.

 

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