Sorrisi, strette di mano, pochi applausi. E’ questo che ha trovato il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, all’assemblea di Federmeccanica, dove ha esposto le ragioni della ‘sua’ riforma agli industriali nel primo incontro con Giorgio Squinzi dopo la definizione di ‘boiata’ da parte del presidente di Confindustria.

Che ha trovato il ministro “molto brillante”, ma che ancora non è convinto. “Ha detto che mi convincerà ma io non sono ancora così convinto di farmi convincere, però sono disponibile ad ascoltare”, ha commentato Squinzi alla fine di un breve incontro. “Continuerò a discutere con lei perché il Paese ha bisogno che si lavori insieme”, ha ribattuto Fornero. Ma le posizioni restano lontane. “Noi giudichiamo un’occasione persa la riforma”, dice Squinzi, che comprende le ragioni di urgenza che hanno portato a porre la fiducia al provvedimento alla Camera, ma i correttivi “a nostro giudizio e, probabilmente, anche a giudizio delle organizzazioni sindacali, vanno introdotti subito, senza aspettare, come suggerisce il governo, gli esiti di una fase di sperimentazione”.

A proposito di sindacati: è stata una giornata strana quella al teatro Donizetti di Bergamo, dal quale è stato tenuto non troppo distante un centinaio di manifestanti aderenti ai Cobas nel giorno del loro sciopero generale, alla Fiom e a Rifondazione comunista che hanno contestato duramente il ministro, ma anche il segretario della Fiom, Maurizio Landini, presente, e, a distanza, il segretario della Cgil, Susanna Camusso. Tanto che quando Fornero è andata incontro a Landini per chiedergli il perché delle contestazioni, il segretario della Fiom ha replicato: “Ministro, oggi ci contestano tutti”. Ma a Fornero a Bergamo interessava soprattutto confrontarsi con gli industriali: “Noi ci dobbiamo fidare di voi e voi dovete fidarvi di noi. Voi siete preoccupati” delle ultime modifiche alla riforma mentre “io ho motivo di preoccuparmi che non ne abuserete. E tutti dobbiamo avere fiducia che i giudici faranno seriamente il loro lavoro”. Comunque non c’é l’ intenzione di fare passi indietro “ma solo passi in avanti” nel caso il governo italiano si presentasse al prossimo consiglio europeo senza la riforma del lavoro approvata dal Parlamento, ribadisce il ministro. Un’eventualità improbabile, visto che gli schieramenti politici appaiono solidificati, con le sole Lega e Idv chiaramente contrari alla riforma.

Ma dalla vicina Brescia un segnale è arrivato dal segretario del Pdl: il partito approverà il testo nonostante non ne condivida “una buona parte”, ma “é l’ultima volta che ci adeguiamo”, dice Angelino Alfano. E qualche mal di pancia viene esternato anche nel Pd. “La Fornero crea problemi che poi noi dobbiamo risolvere, come nel caso degli esodati sui quali è dovuto intervenire il presidente del Consiglio”, afferma Stefano Fassina, responsabile economico del partito di Bersani.

 

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