Le tentazioni di un voto disgiunto mettono alla prova Mario Monti in Lombardia, dove gli elettori non solo decideranno chi sarà il nuovo governatore ma probabilmente anche gli equilibri del prossimo Parlamento. All’aumentare delle voci di alcuni dei suoi per un ‘voto utile’ a sinistra, che rischiano di dividere il fronte centrista, il premier ha dovuto intimare l’alt contro “le alchimie elettorali” e “i giochetti nell’urna”, perché il suo candidato è Gabriele Albertini e non Umberto Ambrosoli, che raggruppa invece le forze progressiste.
“Non condivido la logica del cosiddetto voto utile o inutile e quindi auspico che coloro che voteranno Scelta Civica alla Camera e Senato votino Albertini” ha detto Mario Monti, spiegando che questo è un “disegno coerente” per “non avere la Lega al governo della Lombardia”. “Siamo un gruppo di persone per fortuna con la propria testa”, ha detto Monti commentando il sostegno dato da alcuni candidati alla corsa di Ambrosoli. Detto ciò, ha aggiunto, “se qualcuno vuole conoscere il mio parere é il seguente: esiste indubbiamente un pericolo Maroni in Lombardia ed è stato molto coraggioso Albertini a mantenere la propria candidatura per la presidenza della Regione, malgrado le fortissime pressioni di Berlusconi perché si ritirasse. Credo che Albertini tolga più voti a destra che a sinistra e che aiuti ad impedire che la civilissima Lombardia finisca nelle mani di Maroni. In più Albertini ha una esperienza amministrativa e politica sicuramente superiore a quella di Ambrosoli che è certamente persona apprezzabile e apprezzata”
Inoltre, ha proseguito Monti, “non condivido la logica del cosiddetto voto utile, voto inutile e quindi auspico che coloro che voteranno per Scelta Civica per la Camera e il Senato votino Albertini per la presidenza della regione Lombardia. Questo è un disegno coerente e che dà la maggiore speranza di avere una forte voce per il nostro raggruppamento riformatore nel Parlamento italiano e di non avere la Lega al governo della Lombardia”. Tornando sull’endorsement dei suoi candidati ad Ambrosoli, il Professore ha aggiunto: “Votare, ciascuno può farlo come crede; quanto a pronunciarsi lo possono fare a titolo personale se ritengono che la loro posizione possa illuminare altre persone; ma se qualcuno vuole conoscere la posizione del responsabile di questo movimento politico questa è la posizione che ho enunciato”.
Il professore ha poi replicato a Bersani che aveva definito una ‘vittoria di Pirro’ il risultato ottenuto dall’Italia in Ue sul bolancio. “E’ un po’ infantile parlare di vittoria di Pirro – ha detto – perché è chiaro che ognuno ha interesse” a rivendicare una vittoria nel proprio Paese. Alle critiche dei partiti per il risultato del vertice europeo dedicato al bilancio, Monti ha risposto: “I risultati in Europa dello statista Berlusconi li abbiamo conosciuti, quelli di Bersani non li conosciamo e comunque è un po’ infantile dire ‘siccome Cameron e’ contento deve essere stata una vittoria di Pirrò perché è chiaro che ognuno ha la tendenza a presentare nel proprio Paese gli aspetti positivi del risultato, ma poi sono i numeri che contano e il risultato è evidente: siamo l’unico contributore netto, insieme al Belgio, a ridurre il contributo netto di cinque miliardi in sette anni e gli unici ad accrescere i fondi per la politica per la coesione”.
“E’ un risultato – ha precisato il premier – interamente positivo per l’Italia, ma non sul piano europeo e noi lo abbiamo criticato” chiedendo che ci fosse “un bilancio più ampiò e più adeguato alle esigenze di crescita”. Anzi, il professore ha messo i paletti a un eventuale appoggio al Pd: “Non sono sicuro che tocchi a me convincere” Fassina o Vendola “ma quella coalizione può scordarsi che noi possiamo dare un apporto a una maggioranza e a un governo se non prevarranno posizioni di riforma e di proseguimento delle riforme anche nel mercato del lavoro”.
“E’ verissimo – ha continuato – che in Europa temono il ritorno di Silvio Berlusconi, perché “ne hanno avuto abbastanza di un’Italia che rischia, con la fragilità politica, l’incapacità di decidere e la indisciplina finanziaria, di mettere ancora a rischio se stessa, l’Eurozona e l’Europa”. Monti torna poi a escludere alleanze con Sel: “Non sento nessuna affinità per una sinistra che abbia una coalizione che includa questi elementi che credo non siano a favore degli interessi dei lavoratori. Le sue “rigidità – sostiene il prof- condannano “i giovani o alla disoccupazione o all’emigrazione”.