Restare fino al 2013 per “salvare l’Italia dalla rovina” anche grazie al “sostegno morale, non finanziario” dei partner europei, Germania in testa. Berlino però dovrebbe essere più “flessibile” anche perché in Italia sta crescendo un pericoloso sentimento antitedesco in cui si intravedo i “segni di una dissoluzione psicologica dell’Europa”. Mario Monti, pur con i consueti toni pacati, non usa mezzi termini nell’ammonire la Germania e i paesi rigoristi del Nord sui rischi che sta correndo il Vecchio Continente a causa della miopia con cui si affronta la crisi del debito sovrano. Per lanciare il suo appello, il presidente del Consiglio sceglie il settimanale più diffuso in Germania, ‘Der Spiegel’.

L’intervista, concessa prima della riunione del board della Bce, è successivamente integrata. E così i due intervistatori chiedono al Professore se non giudichi “deludente” l’azione dell’Eurotower. “Non posso che accogliere come realistica l’affermazione della Bce” sul fatto che il mercato dei titoli pubblici è “profondamente turbato”, si limita a dire Monti. Nell’intervista non c’é alcun cenno alla possibilità che l’Italia ricorra allo ‘scudo’. L’ipotesi di una richiesta di aiuti, però, non è esclusa da Antonio Catricalà. “L’idea è che ce la faremo da soli”, dice il sottosegretario al Corriere, ma il rischio è che i mercati “ci mettano troppo a riconoscere i nostri meriti”. La firma di un memorandum però non deve spaventare perché “significherebbe solo confermare impegni già assunti”. Ad ogni modo – afferma Catricalà – l’Italia non farà mai una richiesta prima della Spagna e comunque non prima di “sapere cosa prevede l’intervento della Bce”. Secondo il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, il Paese “per ora non ha bisogno di ricorrere al Fondo salva-spread”. Monti, dice a Repubblica, “è sulla strada giusta, ma ora deve accelerare sulle riforme”. Di ‘scudo’, nell’intervista, il premier non parla. Oscilla fra moniti, stilettate e rassicurazioni. Ricorda ai tedeschi gli sforzi compiuti dall’Italia e la presenza del Fiscal Compact come vincolo al rigore di bilancio. Ma rammenta anche che furono Berlino e Parigi, nel 2003, a violare per primi il Patto di stabilità. Smentisce però ‘assi del sud’ con Madrid e Parigi, sostenendo di avere ottimi rapporti con Angela Merkel e Wolfgang Schäuble. Eppure dice di essere “molto preoccupato” per i “crescenti risentimenti” che stanno covando nel Parlamento italiano contro l’Ue, l’euro i tedeschi e persino la stessa Merkel. Avversione che a suo giudizio deriva dalle “tensioni” emerse nell’Eurozona, in cui si colgono i “segni di una dissoluzione psicologica dell’Europa”. L’invito, perciò, è a fare di tutto per evitare che l’euro si trasformi in un “fattore di disintegrazione” che porterebbe alla “distruzione” del progetto europeo. Per riuscirci bisogna contrastare i “pregiudizi”: ad esempio sul fatto che l’Italia ha ricevuto o vuole aiuti economici. E’ vero semmai il contrario: ha aiutato altri Paesi in difficoltà con un costo di oltre 3 punti di debito, ma senza nessun ritorno a differenza di Germania e Francia che, nel caso della Grecia, hanno indirettamente sostenuto le proprie banche fortemente esposte in quel Paese. Inoltre, aggiunge con un’altra stilettata, “gli alti tassi” sui titoli pubblici che l’Italia paga attualmente “sovvenzionano quelli bassi pagati dalla Germania”. Ce n’é anche per Finalndia e Olanda, ree di rimettere in discussione gli accordi presi, come nell’ultimo Vertice Ue, contribuendo a creare incertezza nei mercati. Il premier chiede a tutti, Berlino in testa, una prova di amicizia. “Se tutto va secondo i piani, rimarrò in carica fino al 2013” sperando di aver “salvato l’Italia dalla rovina finanziaria”. Ma per farlo serve il “supporto morale, non finanziario, di alcuni amici europei, in primissimo luogo, della Germania”. Ciò, anche nell’interesse tedesco e degli altri Paesi rigoristi perché se vogliono che “l’attuale politica in Italia abbia un futuro” devono “lasciare più margini di flessibilità” ai Paesi virtuosi dell’Eurozona.

 

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