Nessuna voglia di aprire un ‘braccio di ferro’ con i sindacati ancor prima di iniziare la concertazione, ma anche nessuna intenzione di restare impantanato in negoziati infiniti con le parti sociali su dossier che nulla hanno a che fare con il lavoro. Mario Monti non ha apprezzato la lettura dei giornali sul presunto ‘scontro’ fra l’Esecutivo e la Cgil. T

anto che in giornata a palazzo Chigi si e’ ipotizzato di diffondere un comunicato per smentire contrasti. Idea poi accantonata per non dare minimamente l’impressione di distanze con il ministro del Welfare, Elsa Fornero. Anche perche’ la decisione di procedere con incontri bilaterali fra il ministro e le parti sociali, pur se lasciata alla titolare del dicastero, e’ condivisa da palazzo Chigi. Ma lo scopo principale non e’ tanto (o solo) quello di evitare tavoloni, troppo spesso infruttuosi, soprattutto nella fase iniziale. Quanto piuttosto di fare in modo che nel confronto non si inseriscano temi che il premier intende mantenere ben separati dalla riforma del lavoro, come ad esempio le liberalizzazioni e le altre misure per la crescita. Almeno in questa prima fase, Monti intende tenersi lontano dal confronto, lasciando che sia la Fornero a occuparsi del dialogo con le forze sociali. Solo alla fine, confermano da palazzo Chigi, il capo del governo si siedera’ per presentare le conclusioni dell’Esecutivo. A chiarirlo e’ stato lo stesso Monti nella conferenza stampa di fine anno: del lavoro si occupera’ il ministro Fornero, mentre il premier, insieme al sottosegretario Catricala’, pensera’ alle liberalizzazioni e alla concorrenza. Allo stesso modo, il ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera, che in privato avrebbe detto di preferire un approccio piu’ cauto sul tema del lavoro, avra’ un ruolo nella definizione delle misure per rilanciare l’occupazione. Insomma, a palazzo Chigi si tiene molto a tenere separati i dossier: cio’, tra l’altro, consentira’ a Monti di avere il tempo per gestire i rapporti con i partiti che, per sua stessa ammissione, sono ancora ”protagonisti” della scena politica in quanto senza il loro sostegno il governo non andrebbe da nessuna parte. Il premier pero’, come spiega in un’intervista a Le Figaro’, non e’ qui per ”sopravvivere”, ma per fare un ”buon lavoro”. Ma il tempo stringe e bisogna concentrarsi sui risultati. Ecco perche’ qualsiasi polemica impropria, come quella sull’articolo 18, viene vista a palazzo Chigi come una sterile divagazione. Non che Monti abbia cambiato idea sulla norma dello statuto dei lavoratori. Tutt’altro: ritiene ancora che il tema esista e sia anche importante. Ma non lo reputa attuale perche’ se ne dovra’ parlare al termine di un processo, non al suo inizio. Il capo del governo vede come il fumo negli occhi qualsiasi cosa che complici, rallentandolo, l’indispensabile processo di riforme. La sua priorita’ e’ dimostrare con i fatti che l’Europa non ha ragioni per ”aver paura” dell’Italia. E l’unico modo per farlo e’ sedersi all’Eurogruppo del 23 con in tasca una prima tranche di misure della ‘fase due’. Liberalizzazioni, ma non solo: la speranza e’ di varare anche una prima semplificazione delle norme sui contratti gia’ nel Cdm orientativamente fissato per il 20 di gennaio. Armi utili alla strategia che intende portare avanti in Europa: tornare a confrontarsi alla pari con gli altri Paesi fondatori; isolare la Germania (possibilmente rompendo l’asse con Parigi e con la sponda di Londra e Washington) e convincere Angela Merkel a fare di piu’ per la crescita e contro la crisi dei debiti sovrani (leggi rafforzamento del fondo salva-stati ed eurobond). In questo contesto, la visita a Berlino (concordata in extremis in questi giorni), viene letta come un primo successo visto che riequilibra la bilaterale franco-tedesca gia’ fissata dal duo ‘Merkozy’.

 

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