Italia e Germania corrono sulla stessa linea. Determinate, ma soprattutto compatte nell’ “affrontare le difficoltà insieme”, per una crescita in grado di rilanciare anche l’occupazione, all’insegna del risanamento. Angela Merkel e Mario Monti si rivedono a Roma
a pochi giorni dal vertice Ue e allontanano qualsiasi ombra di ‘dissidi’ o tensioni tra Roma e Berlino: parlano di relazioni “ottime”, di intesa, e offrono un quadretto di due amici che si danno del ‘tu’. Non senza affrontare quelli che sono stati fino alla vigilia i nodi che sembravano poterli ‘allontanare’. A cominciare da quel meccanismo anti spread che l’Italia – ribadisce il Professore – non ha intenzione di usare ma che è stato posto da Roma come condizione per il via libera al Patto per la Crescita. Perché – torna a spiegare il premier – senza misure per stabilizzare, a breve termine, i mercati quell’accordo sulla ripresa sarebbe stato ‘zoppo’. Frau Angela, accanto a lui, segue le sue parole. Annuisce. E coglie l’occasione per allontanare qualsiasi dubbio su un allineamento di Berlino alle posizioni di Finlandia e Olanda (quest’ultima oggi ha comunque aggiustato il tiro) che hanno paventato il veto sullo scudo anti-spread: “A Bruxelles abbiamo trovato una soluzione soddisfacente per tutti, presa all’unanimita”, ha tagliato corto, togliendo dal campo ogni altra interpretazione sulla sua posizione. Ma per lei – ha tenuto a ribadire – “quello che conta è che gli strumenti elaborati dal Vertice Ue procedano con le regole già esistenti”.
La filosofia – ricorda – deve essere quella di avere “da una parte la propria responsabilità, dall’altra la solidarietà”. Anche perché – e qui si registra un altro punto di forza dell’asse Roma-Berlino – Italia e Germania “sono i Paesi più disposti ad una condivisione di sovranità in ambito europeo se questo vuol dire avere strumenti di politica economica più efficaci”, gli fa eco Monti. Ma l’Italia, assicura il Professore, non ha bisogno di aiuti e non intende usare meccanismi di supporto. “E’ importante che ci siano”, spiega con un occhio ai mercati, ma “non ne facciamo domanda: il nostro Paese non ha bisogno di sostegno per il finanziamento del suo disavanzo” (nel 2012, al 2% del Pil). Grazie “all’impegno di tutti gli italiani e del Parlamento, il Paese non è nella situazione in cui si trovavano Irlanda, Grecia e Portogallo”, rimarca, non nascondendo soddisfazione anche per il modo con cui Roma “si sta sforzando per contribuire alla stabilita”.
Monti cita così i passi fatti finora dal suo esecutivo: dalla riforma del lavoro, per la quale non lesina ‘stoccate’ alle parti sociali – datori e lavoratori che “l’hanno svilita” con desideri, rispettivamente, di “stravincita” e “conservatorismo” – alla spending review, su cui il suo governo proprio stasera ha intascato l’ok del Senato (scongiurando l’aumento dell’Iva). La Merkel segue attentamente. E non lesina complimenti: le riforme intraprese dal governo Monti sono “cose fondamentali”, adottate in “tempi rapidissimi”, dice ricordando che anche Berlino deve “fare i suoi compiti”. Perché “se i vicini sono in crisi” anche la Germania avrà “problemi”, è l’ammissione della cancelliera, che ricorda – forse con il pensiero ai nodi interni – che al suo arrivo la la Germania aveva 5 milioni di disoccupati: “Da allora si è dimezzata quella giovanile grazie a misure come tagli di bilancio e riforma delle pensioni”, che ancora oggi nel suo Paese registrano mugugni.
“Non si tratta di austerità ma di giustizia ed equità”, sottolinea rispondendo con un sorriso a chi gli aveva chiesto di commentare l’epiteto di ‘cattiva’ e ‘rigorista’ affibbiatole. Senza tralasciare come il suo paese d’origine, la Ddr, “sia fallita per la sua inefficacia economica: solo la competitività garantisce lavoro, lo Stato non lo può fare per tutti”.