Evitare quello che qualcuno, citando il nome del teatro nel quale si tennero le drammatiche assemblee dei gruppi parlamentari Pd per il Quirinale, chiama l”effetto Capranica. E’ questo l’imperativo che circola tra i dirigenti Pd in vista dell’assemblea di sabato, alla quale – è il mantra di tutti – il partito non si può mostrare ancora una volta diviso.
Per questo, anche se non è ancora del tutto tramontata l’idea di eleggere un ‘segretario forte’, prende sempre più quota l’ipotesi di mettere in campo una figura ‘alta’, un garante autorevole che magari abbia ricoperto incarichi istituzionali (questo il profilo descritto da più parti) e che traghetti il Pd fino al congresso in autunno e poi si tiri fuori dai giochi. Ed è dunque in atto un pressing trasversale perché dalla riunione del coordinamento con i segretari regionali, che si terrà mercoledì prossimo al Largo del Nazareno, emerga un’indicazione di questo tipo: un ‘reggente’ che poi non si candidi al congresso. In questa chiave sembrano scendere le quotazioni dei due nomi circolati finora: l’ex segretario della Cgil Guglielmo Epifani e il deputato di area dalemiana Gianni Cuperlo. Mentre Sergio Chiamparino si sfila autonomamente dalla partita (“Io segretario? Non scherziamo”). Se per evitare la conta la scelta ricadrà su una figura di ‘traghettatore’ qualcuno fa il nome dell’ex presidente della giunta per le autorizzazioni della Camera Pierluigi Castagnetti o quella dell’ex presidente della Camera Luciano Violante ma anche della ex capogruppo al Senato, Anna Finocchiaro o ancora quello di Vannino Chiti (c’é anche chi, come Laura Puppato, propone che fino al congresso resti Pier Luigi Bersani). Si lavora dunque, come spiega un dirigente di area ‘bersaniana’, a un nome ‘non divisivo’ e che venga eletto sabato senza troppo travaglio. Attorno al segretario ‘garante’ verrebbe poi costruita una segreteria che darebbe spazio a tutte le anime del partito. L’assemblea di sabato si occuperebbe unicamente dell’elezione del segretario mentre toccherebbe a una successiva assemblea l’indizione del congresso così come il nodo di eventuali modifiche dello statuto. Tra queste quella chiesta a gran voce dall’area ‘renziana’ (che oggi si è riunita senza il sindaco e non è escluso torni a fare il punto con lui nei prossimi giorni) per scindere la figura del segretario da quella del candidato alla premiership. Una modifica necessaria all’eventuale corsa di Matteo Renzi (che continuerebbe a non essere interessato alla segreteria del Pd) per Palazzo Chigi. Il sindaco rottamatore che oggi ha incontrato a pranzo per un paio d’ore Fabrizio Barca. “Tra me e Renzi – ha detto l’ex ministro al termine del colloquio – vedo una complementarietà e certamente un comune impegno a lavorare nel Pd”. Parole che, anche se non esplicitamente, sembrano rimettere in campo l’ipotesi, a più riprese circolata, di un eventuale ticket tra i due con Barca alla guida del Pd e Renzi candidato a Palazzo Chigi.