“Credo che i miei compagni” di partito “debbano abbandonare la cultura stalinista che considera nemico numero uno, l’amico più vicino che dissente”; comunque “io dal Pd non me ne vado perché il Pd è anche casa mia”. Lo afferma il sindaco-rottamatore Matteo Renzi in un’intervista al quotidiano QN, in cui ribadisce che le primarie vanno fatte e che “uno di noi giovani amministratori ci sarà: non è detto che sia io”.
In merito ad una sua eventuale candidatura alla premiership Renzi spiega che “il problema non riguarda me, ma le modalità con cui il Pd sceglierà il proprio leader. Dopo che per anni abbiamo fatto le primarie per decidere se un segretario di circolo doveva andare in bagno, ora diciamo che non servono più?”. “Non capisco – insiste -: vogliono buttare fuori quelli che vincono le elezioni, per tenere i parlamentari eletti con il porcellum che quando si candidano prendono solenni bocciature?”. Il rottamatore osserva che “improvvisamente è scoppiato l’amore fra il gruppo dirigente e lo statuto”, ma ricorda che lo stesso “prescrive l’impossibilità di ricandidarsi in Parlamento a chi ha già fatto tre mandati”. “Molte cose mi separano da Grillo, a cominciare dal conto in banca” sottolinea poi Renzi, che aggiunge: “Fino a qualche mese fa a parlare di rottamazione eravamo in pochi, ormai c’é il tutto esaurito”. E la foto di Vasto? “Se servisse a vincere…A me fa tanto gioiosa macchina da guerra”; e in ogni caso “vorrei un Pd che cercasse di vincere le elezioni, non di evitare le primarie”. Sull’ex tesoriere della Margherita Luigi Lusi, il sindaco Renzi (che ricorda di essere “l’unico politico in Italia ad aver mostrato i nomi dei propri finanziatori”) spiega che “Lusi si è offeso e mi ha querelato perché gli ho dato del ladro. Prometto che se smette di rubare non glielo dirò più”. Infine Renzi propone ai partiti di destinare ai terremotati dell’Emilia “la tranche di luglio del finanziamento”.