Meglio nessuna riforma che una cattiva riforma: Angelino Alfano alza la voce alla conferenza nazionale del Pdl organizzata a Milano per presentare il manifesto del partito sul lavoro dove come un mantra gli esponenti del Popolo della liberta’ ripetono no a un accordo al ribasso.

E’ l’ex ministro Maurizio Sacconi a spiegare che Monti dovrebbe chiamare la maggioranza che lo sostiene per arrivare un accordo preliminare sul disegno di legge ed evitare un ”vietnam parlamentare” con una guerriglia di emendamenti nella discussione sul testo, altrimenti si mette una pezza (”un tacon” dice in veneto) che e’ peggio del buco. Alfano va oltre e cita lo stesso Mario Monti che oggi ha parlato della riforma da Seul. ”Ha detto che per lui l’ importante e’ fare un buon lavoro e non tirare a campare – spiega il segretario – . Noi siamo d’accordo: o facciamo una buona riforma o nessuna riforma”. ”Se dobbiamo fare una riformetta fra cinque o sei mesi, allora aspettiamone dodici – aggiunge -. Ci saranno le elezioni. Se vincera’ la sinistra fara’ la sua riforma dettata dalla Cgil, se, come penso, vinceremo noi continueremo il cammino di Marco Biagi”. E’ dedicato proprio a Biagi, il giuslavorista assassinato dalle Br nel marzo 2002, uno dei punti del manifesto sul lavoro che prevede fra l’altro un salario ”premiale” e la contrattazione aziendale. Su questo punto e’ intervenuto anche Sacconi, proponendo fra l’altro di cancellare i co.co.co facendo diventare l’apprendistato la via prevalente per entrare nel mercato del lavoro, mentre il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto ha avvertito che ”se cade l’articolo 18 bisogna rivedere anche la prima parte” della riforma. Anche in passato Alfano ha criticato la scelta di Monti di un disegno di legge. E il segretario ribasce che se la via era quella del Parlamento allora era inutile ”fare un logorante e lungo negoziato preliminare”. ”Se oggi c’e’ la condizione per fare una buona riforma del mercato del lavoro alziamo la mano e diciamo ci siamo – sottolinea -. Se il governo tirera’ dritto, ci trovera’ accanto. Se non sara’ cosi’ aspettiamo il 2013”. Anche per questo Alfano chiede a tutti i partiti di ”limitare ciascuno la sua capacita’ di veto”. E il direttore generale di Confindustria, Giampaolo Galli, gli fa eco chiedendo che il testo resti quello concordato con le parti sociali. Galli avverte che ”se il governo fosse a rischio sarebbe a rischio il Paese”. Sul palco si alternano sindacalisti come Luigi Angeletti della Uil e Giovanni Centrella di Ugl, rappresentanti delle associazioni di categoria e politici come Roberto Formigoni, Renato Brunetta, Mariastella Gelmini. Il piu’ tranchant il deputato Giuliano Cazzola per cui la riforma del lavoro e’ come diceva Fantozzi della ‘corazzata Potemkin” una ‘cagata pazzesca’. D’altronde il Pdl – che oggi ha organizzato la prima conferenza sul lavoro con l’obiettivo di farla diventare un appuntamento fisso – si sente ”il partito del lavoro, delle assunzioni, mica dei licenziamenti”. Il paradosso, secondo Alfano, e’ che ”chi sembra difendere l’occupazione nel presente, crea i presupposti per la disoccupazione futura”. E il partito, invece, vuole basare tutte le sue scelte tenendo conto di una ”valutazione di impatto generazionale” per evitare che scelte sbagliate oggi vengano pagate da chi verra’ poi.

 

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