Galvanizzato dalla manifestazione di ieri in via del Plebiscito, il Pdl attende ora di capire quale sara’ la strategia che il partito portera’ avanti alla luce dell’incontro di oggi al Quirinale tra i capigruppo e il Capo dello Stato. Una decisione di cui ancora pochi sono stati messi a conoscenza e che sara’ al centro di nuovi vertici a palazzo Grazioli. Ma su quelle che dovranno essere le prossime mosse il partito non si muove compatto: i falchi, tornati alla carica sin da un minuto dopo la sentenza della Cassazione e al momento “molto ascoltati” dal Cavaliere, premono affinche’ il Pdl mantenga il punto e non ceda sull’aut aut lanciato dallo stesso Silvio Berlusconi parlando ai gruppi riuniti alla Camera. Per i fedelissimi alla Santanche’, Verdini, Capezzone, l’unica strada percorribile e’ quella del voto anticipato. Non la pensano cosi’ le colombe, forti delle perplessita’ sollevate da una delle voci piu’ ascoltate dall’ex premier, Gianni Letta .
Agitare lo spettro delle urne e’ controproducente, e’ il ragionamento fatto allo stesso Berlusconi, rischiamo di isolarci e di irrigidire ulteriormente la posizione del Colle. Che, tra l’altro, viene fatto osservare, non ha mai fatto mistero di considerare lo scioglimento delle Camere solo come extrema ratio. Da qui il timore, che accomuna l’ala piu’ moderata del partito, di ritrovarsi con un’altra maggioranza e un altro governo, per di piu’ senza leader. Un primo banco di prova di quanto potrebbe accadere da qui a poche settimane si avra’ dopodomani, mercoledi’, quando alle 20 si riunira’ la Giunta per le elezioni del Senato: vedremo, spiega un big di via dell’Umilta’, come si comportera’ il Pd. La preoccupazione e’ che a palazzo Madama grillini, Sel e la parte piu’ estrema dei democrat facciano un blitz calendarizzando in tempi brevi la decadenza – o l’ineleggibilita’ – di Berlusconi da senatore. Ma c’e’ anche un altro tema che agita il partito: ieri, alla manifestazione, e’ stato per molti il debutto ufficiale di Forza Italia. E non solo per la marea di bandiere che hanno invaso la strada. Non e’ sfuggito, infatti, che nel suo intervento dal palco Berlusconi non abbia mai pronunciato il nome Popolo della Liberta’. Ma, parlando di se stesso e del partito, ha detto chiaramente “io e Forza italia siamo l’unico argine al regime”. Non tutti i pidiellini, pero’, sono pronti a trasferirsi armi e bagagli nel nuovo soggetto. Lo dice chiaramente Carlo Giovanardi (“io resto nel Pdl”). E le avances che arrivano dai centristi di Casini e da Montezemolo, tornati alla carica sul rassemblament dei mdoerati, potrebbero far breccia nel Pdl. Che, dopo anni, dovra’ fare i conti con la successione al vertice.
Silvio Berlusconi, dopo aver optato per un abbassamento dei toni – fatta eccezione per gli attacchi ai magistrati – in vista del faccia a faccia con Napolitano, dando il suo placet al forfait dei ministri in piazza – scelta pero’ che non e’ affatto piaciuta all’ala dura del partito – non e’ ancora convinto che una linea piu’ morbida e trattativista possa sortire gli effetti sperati, ovvero ottenere una sorta di ‘salvacondotto’, una garanzia concreta di poter continuare a esercitare attivamente la sua leadership. Sulla quale, del resto, sebbene in sotterranea, molti pidiellini gia’ si interrogano. Non e’ un mistero, infatti, che senza novita’ eclatanti il Cavaliere a meta’ ottobre potrebbe ritrovarsi agli arresti domiciliari (anche se Daniela Santanche’ e’ pronta a giurare che l’ex premier scegliera’ il carcere, perche’ “tutti gli italiani devono sapere che si mette in carcere un uomo come Silvio Berlusconi”). A quel punto che fare? La forte presenza negli ultimi giorni della figlia Marina ha riportato in auge la questione del passaggio di testimone. Nel partito, pero’, ci si interroga sulle varie possibilita’ e c’e’ chi, dietro anonimato, solleva il problema del conflitto di interessi: saremmo di nuovo punto e a capo. La ‘successione dinastica’, del resto, e’ ipotesi che scalda i cuori delle pasionarie ex ‘amazzoni’, prima fra tutte Biancofiore, ma suscita meno entusiasmi tra gli uomini: Renato Brunetta non nascose la sua contrarieta’ mesi or sono, ma anche il fedelissimo Denis Verdini non si lascio’ andare a salti di gioia quando l’ex faccendiere Luigi Bisignani rivelo’ di un piano gia’ avanzato che mirava proprio al passaggio di consegne tra padre e figlia, con tanto di corsi di ‘formazione’ politica per la presidente Mondadori. Di certo, la discesa in campo di Marina garantirebbe la permanenza del nome Berlusconi sul simbolo e continuerebbe a portare avanti il brand (anche ai fini aziendali). Finora la notizia e’ sempre stata smentita, ma da alcuni giorni nessuna nota ha definito, come in passato, destituite di fondamento le indiscrezioni sul futuro politico della primogenita del Cavaliere.