“Mi sfugge quale potrebbe essere la ragione o l’intento da parte del governo di esasperare alcunche’ in generale e, in particolare, in una materia cosi’ sensibile e socialmente cruciale come il mercato del lavoro”. Mario Monti pare voler gettare acqua sul fuoco delle polemiche sul mercato del lavoro, nel giorno in cui interviene in materia anche il ministro dell’interno, Anna Maria Cancellieri, con parole non esattamente diplomatiche. Dice il ministro: “Noi italiani siamo fermi al posto fisso nella stessa citta’, di fianco a mamma e papa’”.
Insomma, il passo successivo alla gia’ conosciuta categoria antropologica del bamboccione. “Il mondo moderno ha grandi esperienza di mobilita’, noi – aggiunge Cancellieri – viviamo nella cultura del posto fisso. Il mondo sta cambiando, come avviene nei paesi emergenti”. Rincara il monistro per il welfare, Elsa Fornero: “Uno degli scopi di questo Governo e’ spalmare tutele su tutti, non dare a tutti l’illusione del posto fisso a vita che non si puo’ promettere”. Parole che non sembrano destinate a suscitare gli entusiasmi di quella parte del mondo politico (oggi parlano Di Pietro e Damiano del Pd) che intende erigere un firewall in favore del mantenimento dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. Tanto che, in tarda mattinata, interviene in persona il premier. “Con la riflessione, il dialogo, la consultazione di esperienze di altri Paesi, cerchiamo quale sia la via migliore perche’ anche gli istituti del mercato lavoro e degli ammortizzatori sociali possano dare contributo alla crescita dell’economia italiana e a aggredire il dramma della disoccupazione giovanile”, rassicura. Il dibattito continua.