“Accantonare” la figura del presidente della Repubblica così come disegnata dai nostri padri costituenti, “neutra e imparziale”, è “lecito”. Ma bisogna fare attenzione a quali nuovi “equilibri” si vanno a creare. Le parole pronunciate da Giorgio Napolitano a Pordenone, risuonano nei palazzi romani del Parlamento come un monito. Non si sottovalutino, dice il capo dello Stato, le profonde motivazioni che hanno indotto a porre al vertice del sistema istituzionale italiano una figura di “garanzia”.

E l’avvertimento appare rivolto al Pdl, che si prepara a presentare al Senato la sua proposta di riforma semipresidenziale dello Stato. Ma il partito di Berlusconi non si fa scoraggiare: andremo avanti, affermano i suoi esponenti. E’ chiara la posizione di Napolitano. Negli anni, spiega, “mi sono rafforzato nella convinzione che i nostri costituenti diedero una soluzione profondamente motivata”: avere al vertice dello Stato “una figura neutra e imparziale fuori dalle correnti politiche e ideologiche, una figura di moderazione e garanzia”. Il capo dello Stato non entra certo nel dibattito parlamentare: se si vuole “ridiscutere” la figura del presidente della Repubblica, “io sarò spettatore”, afferma. Ma diversi tentativi finora “non sono andati a buon fine”. E comunque “bisogna vedere quali equilibri” si creerebbero. “Nella nostra proposta di semipresidenzialismo ci faremo senz’altro carico dell’esigenza di un equilibrio di pesi e contrappesi”, assicura dal Pdl Gaetano Quagliariello. Ma dopo l’annuncio di Berlusconi e Alfano, i pidiellini vanno dritti per la loro strada: “Lanciamo una sfida”, dice Maurizio Gasparri. Ieri notte in commissione Affari costituzionali al Senato è arrivato il via libera al ddl ‘Abc’ che taglia il numero dei parlamentari, modifica il bicameralismo e introduce la sfiducia costruttiva. Il testo arriverà in Aula giovedì della prossima settimana. E il Pdl avrà tempo fino alle 20 di lunedì 11 giugno per presentare i suoi emendamenti (per inserire nel ddl il semipresidenzialismo) che dovrebbero essere mutuati dalla proposta di legge Calderisi già depositata alla Camera. Venerdì 1 luglio Alfano riunirà un’assemblea di deputati, senatori ed eurodeputati per fare il punto anche sulle riforme. Ma nonostante i dubbi di qualcuno su un eventuale fallimento dell’iniziativa, che rischia di affossare anche le novità già votate in commissione, la linea ‘semipresidenziale’ per ora è ferma. Anche perché, spiega Fabrizio Cicchitto, “oggi abbiamo una mezza repubblica presidenziale di fatto, senza sistemazione legislativa e neanche una forte legittimazione popolare”. Ma la tensione è alta nella maggioranza, in particolare con il Partito democratico. Il semipresidenzialismo, che “non è un tabù né una bestemmia”, non si può fare “con un emendamento”, ma “serve una discussione seria”, dice Pier Luigi Bersani, cui una parte dei democrat continua a chiedere di andare comunque a ‘vedere’ le carte del Pdl. Ma “il problema – spiega il segretario del Pd – è capire se è una discussione seria o un modo per non fare nulla”. Insomma, il sospetto del Pd (che serpeggia anche nel Terzo polo) resta intatto: la mossa del Pdl mira forse a fare saltare le riforme e impedire che si cambi la legge elettorale ‘porcata’? Intanto, una sponda al Pdl sembra offrirla la Lega. “Non siamo pregiudizialmente contrari” al semipresidenzialismo, dice Roberto Calderoli. Che spera che quella degli ex alleati non sia “una scusa per non fare la riduzione dei parlamentari”. Ma intanto non esclude che possano arrivare proprio dal Carroccio i voti necessari a approvare il testo del Pdl in Aula.

 

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