“C’é la concreta possibilità di vincere: non è un modo di dire, vedendo i dati è a portata di mano”. Matteo Renzi si prepara al rush finale per le primarie del centrosinistra forte della platea dei sostenitori, riuniti da oggi per tre giorni alla Stazione Leopolda a Firenze. Ci sono amministratori locali, politici più o meno conosciuti, c’é il finanziere Davide Serra, il vice di Confindustria Ivan Lobello, il giuslavorista Pietro Ichino, il paladino della green economy Ermete Realacci.

E poi ci sono i collaboratori di sempre, quelli che con il sindaco-rottamatore hanno condiviso l’avventura in giro per l’Italia con il camper. C’é Giorgio Gori che sgombra il campo da ogni dissapore: “Io e Matteo – dice – ci vogliamo bene”. “Viva l’Italia viva. Il meglio deve ancora venire” scritto in blu e rosso campeggia su un palco spoglio, la stessa tribuna di plexiglass utilizzata nel corso del match tv su Sky tra i cinque candidati alle primarie del centrosinistra lunedì scorso. Il primo a prendere la parola è il coordinatore della campagna elettorale, Roberto Reggi, che non risparmia una battuta al veleno contro l’antagonista Bersani: “Abbiamo detto che noi rinunciamo a grandi contributi, come quello della famiglia Riva, proprietaria dell’Ilva, e chiediamo al segretario Bersani di rinunciare anche lui a contributi significativi che riceve dalla famiglia Riva e di chiedere alla famiglia di destinare quei soldi alla bonifica dell’Ilva di Taranto”, scandisce Reggi che ne ha anche per l’organizzazione: “Bisogna aiutare la gente alla registrazione. Siamo molto indietro e quello che si prefigura il giorno del voto è il caos totale”. Non meno duro nei confronti della “vecchia sinistra” il giuslavorista Pietro Ichino: “Le roccaforti della sinistra – dice – non stanno fra i precari, ma nel pubblico impiego, non stanno fra i giovani, ma fra i vecchi, non fra chi rischia di più ma fra chi rischia di meno”. Un intervento applaudito via twitter dal rottamatore che chiosa: “C’é più sinistra in cinque minuti di Ichino che in 10 anni di discussione dei soliti noti”. Non è da meno l’attacco di Sara Biagiotti, una delle donne forti dello staff renziano, ex militante Ds a Firenze: “Ugo Sposetti, storico tesoriere dei Ds, l’estate prima della nascita del Partito Democratico “ci fece una riunione in fretta e furia, per dirci come fare a mettere al riparo il patrimonio immobiliare del partito dal Pd: evidentemente alcuni dirigenti del partito non credevano nel progetto del Pd”, racconta dal palco. Attesissimo e molto applaudito l’intervento di Davide Serra: “Sarei fiero che Matteo diventasse premier”, dice raccontando la sua storia come “un’avventura di meritocrazia”. Ma ai giornalisti il finanziere confessa che non sarebbe disposto a fare il ministro in un governo a guida Renzi. Declina l’invito, sempre ai microfoni dei cronisti, Ichino: “Largo ai giovani, io ho 63 anni”. Anche Renzi non vuole prestarsi al gioco del futuro governo: “Credo che in questo momento più che parlare di totonomi sia interessante parlare di idee”, compreso quella della vocazione maggioritaria del partito, invocata, fra gli altri da Sofia Ventura, politologa di centrodestra che ha deciso di condividere la battaglia renziana.

 

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