La sua rielezione sarebbe una “non soluzione” perché “ora ci vuole il coraggio di fare delle scelte, di guardare avanti, sarebbe sbagliato fare marcia indietro”, sarebbe “ai limiti del ridicolo”. In un colloquio con La Stampa il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano fa un bilancio del suo settennato e chiarisce: “Non mi convinceranno a restare”. Il Capo dello Stato invita a non attribuire “valenze salvifiche” alla sua persona e ripete che “tutto quello che avevo da dare ho dato”.
Niente “soluzioni pasticciate” e all’italiana, insomma, nemmeno di chi lo vorrebbe di nuovo in carica ma solo per qualche tempo, lasciando a lui la scelta di quando dimettersi. In fondo, si ragiona, anche il Papa si è dimesso in anticipo ma, obietta Napolitano “é un esempio che non calza per nulla perché per un papa non esiste scadenza e così nemmeno anticipo”. Il Capo dello Stato, nella sua ultima domenica al Colle, difende anche il lavoro dei ‘saggi’, un tentativo, dice, “di dare una conclusione seria” al lavoro compiuto, dopo che i partiti hanno eretto ‘un muro’. Un termine di mandato “particolarmente impegnativo e faticoso” e i saggi sono stati “l’ultimo contributo possibile”, un contributo che “non andrebbe buttato via” perché hanno dimostrato “che esistono occasioni di collaborazione”.