Matteo Renzi rovescia il tavolo delle regole del congresso del Pd, subodorando una trappola dopo la riunione dell’apposita commissione giovedì scorso: il sindaco di Firenze ha rimesso in discussione la separazione tra la figura del segretario e quella del premier, e ha sollecitato delle primarie davvero aperte, il vincitore delle quali sarebbe anche candidato per la guida del governo.
Frena su questo Gianni Cuperlo, che si ritrova un altro possibile candidato vicino di area, e cioé Stefano Fassina, mentre anche gli Ecodem hanno preannunciato la possibile discesa in campo di un loro uomo. In una intervista al maggior quotidiano tedesco, la ‘Faz’, Renzi ha spiegato i propri obiettivi e le intenzioni rispetto al congresso del Pd: “La sfida più grande sarebbe certamente la posizione di premier e per questo diventa importante il partito. Chi vince le primarie aperte dovrebbe essere il candidato a guidare il Governo. Certo, non vorrei diventare capo del Pd per cambiare il partito, ma per cambiare l’Italia”. Insomma se l’obiettivo è il cambiamento del Paese e quindi la premiership, allora la segreteria del Pd è un passaggio funzionale ad essa, da raggiungere con “primarie aperte”. Anche il suo braccio destro, Dario Nardella, ha spiegato la strategia di Renzi: “Se è utile è pronto a fare anche il segretario ma solo a condizione che quello congressuale sia un confronto aperto ed esplicito sul Pd e sul Paese che vogliamo. Se invece pensano di inventare regole ‘contra personam’, Matteo continuerà serenamente la sua esperienza di sindaco”. Certo all’ultima riunione della Commissione che decide le regole del congresso, giovedì, l’area ex Ds ha proposto di svincolare i congressi provinciali e regionali dalle mozioni dei candidati alle primarie, nel tentativo di ottenere il controllo del partito a livello locale e dell’apparato. Di qui il sospetto di Renzi e il suo odierno aut aut. Il sindaco di Firenze ha poi nuovamente preso le distanze dal governo dell”amico Enrico Letta”: “tutto quello che fa è pragmatico e non rivoluzionario. E nella nostra situazione piccoli passi non bastano”. Accusa a cui il premier non risponde, ma dal suo entourage si sottolinea che “a rispondere sono i fatti”. Uno stop alla riunificazione dei ruoli di segretario e premier arriva da un altro candidato, Gianni Cuperlo, che contrattacca: “serve investire sul Pd, non usarlo come il trampolino per altri incarichi o la corvé da fare per diventare sindaco, parlamentare o premier. Chiunque si candiderà a guidare questa fase, dovrà candidarsi a fare questo mestiere”. Dello stesso avviso anche Stefano Fassina che ha dato la propria “disponibilita” a scendere in campo. Il viceministro dell’Economia ha ricevuto la benedizione di Pier Luigi Bersani, il quale spera che la sua candidatura abbia un bacino più ampio di quello di Cuperlo, il quale dovrebbe allora fare un passo indietro, per favorire un’unica candidatura che raccolga anche l’area vicina a D’Alema. Ma Cuperlo ha ribadito l’intenzione di restare in campo: “Chi si candida lo fa perché sente il dovere di poter dare un contributo e queste candidature sono tutte energie positive”.