Surclassata nelle ultime ore dalla necessità di mettere mano alle regole per il finanziamento dei partiti, la riforma della legge elettorale è nel mirino di un attacco concentrico da parte di chi, per un verso o per l’altro, vede come fumo negli occhi l’abbandono delle regole e del sistema di voto che ha permesso di consolidare l’attuale sistema bipolare. E così, stretta tra la morsa dell’antipolitica e quella dei partiti, la bozza di riforma sui cui c’é un primo sostanziale accordo tra i partiti di maggioranza, stenta a decollare.
Un nuovo incontro che serviva a mettere nero su bianco la proposta e a depositarla in Parlamento subito dopo Pasqua, era previsto per oggi ed è slittato di 24 ore per concentrare il confronto politico sulla riforma dei partiti. Un rinvio tecnico ma che può servire ad agevolare un chiarimento all’interno delle forze politiche. Come nel Pdl dove Silvio Berlusconi ha riunito il vertice del partito a palazzo Grazioli proprio per fare il punto sulle riforme in campo. E tra queste anche la contestata, soprattutto tra le fila del suo partito, riforma elettorale. A difenderla scende però in campo l’ex presidente della Camera Luciano Violante, sostanzialmente l’autore della bozza su cui lavorano gli ‘sherpa’ delegati dai leader di Pdl, Pd e Terzo Polo a scrivere la riforma. Un nuovo sistema di voto condiviso dalle forze politiche rappresenta innanzitutto “un baluardo contro l’antipolitica” scrive in una lettera al Corriere della Sera il giurista. Soprattutto, argomenta, le ipotesi in campo per cambiare la legge elettorale non creano alcun rischio né di un ritorno “alla prima Repubblica e instabilità dei governì” né di un “controllo sulle candidature come nella legge Calderoli”. Ad attaccare la bozza di riforma su cui c’é l’accordo della maggioranza non c’é, infatti, solo la lettera dei 20 parlamentari di Pdl e Pd che temono una nuova legge che riporti i governi ad essere ostaggio di accordi tra partiti. Nella sua lettera al Corriere Violante risponde infatti ad altre critiche, sollevate sempre ieri da Angelo Panebianco che bolla la sua proposta come un “Manuale di autodifesa per oligarchie partitiche in pericolo”. E’ “surreale”, sostiene il politologo, come “nelle attuali condizioni, si punti su una legge elettorale i cui scopi sono quelli di assicurare il controllo di pochi dirigenti sulle candidature e di ritornare all’epoca in cui i governi si facevano e si disfacevano in Parlamento, senza riguardo per la governabilità”. Ma su questo punto, ribatte Violante, la proposta prevede una clausola di sbarramento e si pensa “all’assegnazione della maggior parte dei seggi nei collegi uninominali e stiamo valutando la possibilità di attribuire seggi su base circoscrizionale” con premio di maggioranza alla lista più votata o alle liste che abbiano proposto lo stesso candidato alla presidenza. Peraltro, aggiunge l’esponente del Pd, si va verso un cancellierato alla tedesca, visto che “la fiducia verrebbe data al solo presidente del consiglio”. “Infondata” per Violante è anche la preoccupazione sul controllo dei candidati, visto che “l’aberrazione della legge Calderoli” è che “sottrae ai cittadini” la scelta, garantendo allo stesso tempo “ai gruppi dirigenti non il controllo sulle candidature ma la selezione dei parlamentari”.