“Per adesso non ci sono cambiamenti, il calendario resta quello stabilito con i capigruppo”. In un colloquio con il Corriere della Sera il presidente di Palazzo Madama Pietro Grasso conferma così di chiudere la riforma del Senato entro l’8 agosto. Grasso rivendica di aver agito in modo imparziale: “gli aspri confronti in Aula con tutti i gruppi, a cominciare dal Pd, sono la conferma della mia terzietà”. Il canguro? “è la difesa consentita in Senato contro l’ostruzionismo. E poi come si faceva a ritenere ammissibili gli emendamenti burla che rinominavano il Senato ‘duma’ o ‘gilda’”. L’ex procuratore nazionale antimafia smentisce di aver ricevuto pressioni da Palazzo Chigi o dal Colle: “non ce ne sono state e comunque io non avrei ceduto. La mia bussola è il regolamento”. Quanto alle voci sul suo futuro dice: “io al Quirinale? E quale forza politica potrebbe votarmi? In questo anno e mezzo, tenendo la barra dritta in nome della Costituzione e del regolamento del Senato, senza cedere a nessuna richiesta di parte e senza cercare il consenso di alcun gruppo parlamentare, nel fare ciò che ritenevo giusto ho scontentato, in momenti diversi, proprio tutti”. Poi torna su quando, al culmine del caos in Senato, ha evocato la polizia: “un lapsus, che avevo già chiarito nella riunione con i capigruppo e che qualcuno ha fatto uscire ad arte”. Infine difende la scelta della pausa domenicale: è “utile a far scendere la tensione e ricaricare le energie dei senatori

 

 

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