“Sono scandalizzato: mentre Napolitano diceva dell’irresponsabilità dei partiti, quelli applaudivano invece di stare zitti e vergognarsi. Hanno perso la testa”. Così Stefano Rodotà, intervistato dal Manifesto.
“Da tutta questa vicenda – spiega – è uscito vittorioso Berlusconi, che sta imponendo le sue condizioni, e il Pd è andato a raccomandarsi al Colle, e poi ha dato di nuovo spettacolo”. “Non posso mettere fra parentesi il fatto che la larga intesa – aggiunge il costituzionalista – si fa con il responsabile dello sfascio e della regressione culturale e politica di questo Paese. Si faranno interventi economici, si utilizzeranno i modestissimi documenti dei saggi, ma non potrà essere affrontata nessuna delle questioni che possono restituire alla politica e al Parlamento una qualità di interlocutore della società”. “Ho una lunga storia personale nella sinistra, di lavoro teorico ma non solo: le forze politiche non hanno capito niente del referendum sull’acqua votato da 27 milioni di persone, e io ho invano cercato di far ricevere i promotori dal vertice del Pd. Ho letto microvolgarità su di me”. In questo momento, prosegue, “temo un vero rischio per la democrazia. Il Pd sembra inconsapevole del fatto che la sua frammentazione apre una grande questione democratica, un vuoto. Se viene meno un soggetto forte della sinistra e ci sarà un puzzle impazzito, avremo il confronto Berlusconi-Grillo. Una specie di livello finale”.