“Abbiamo un debito pubblico elevato che va onorato, perché ogni anno emettiamo 400 miliardi di titoli. Un obbligo che sarebbe lo stesso se non fossimo nell’Ue e non ci fosse il Fiscal compact”, “vogliamo rilanciare l’economia riducendo le tasse su lavoro e imprese. Non possiamo farlo aumentando il debito, quindi dobbiamo ridurre le spese”. Così il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni illustra al Corriere della Sera il suo piano di spending review.
Il governo, spiega, vuole “ridurre le spese correnti”. “Molto è stato fatto con la revisione della spesa iniziata con Tommaso Padoa Schioppa”, mentre “lo scorso governo si è concentrato sull’analisi e la valutazione della spesa ma ha avuto una battuta d’arresto con la crisi politica e la fine della legislatura”. Ora, prosegue, “riconvocheremo il comitato interministeriale per il controllo della spesa e avremo un commissario straordinario. Porteremo avanti il lavoro di Monti ma esamineremo l’intera strategia e le procedure operative. Ad esempio i costi standard sono stato già applicati sulla spesa sanitaria ma non quella delle Regioni a statuto speciale. Serve un intervento”. “I segnali positivi – sottolinea il ministro – ci sono ma a volte le polemiche, anche dentro la coalizione, finiscono per dare l’impressione che la situazione continui a peggiorare”. “Gli impegni presi sui pagamenti della Pubblica amministrazione, gli incentivi per le ristrutturazioni, la rata Imu non pagata, il mancato aumento dell’Iva, i fondi per la cassa integrazione in deroga, quelli anticipati alle amministrazioni regionali, lo sblocco dei versamenti per il sisma, l’accelerazione nell’uso dei fondi strutturali, tutti questi interventi – aggiunge – compongono una importante manovra di stimolo all’economia realizzata senza aumentare debito”. Il vincolo del 3% sarà rispettato, assicura, confidando “nella ripresa nell’ultima parte dell’anno e in una riduzione della spesa per interessi sul debito pubblico rispetto alle previsioni”. L’anticipo degli acconti? Può essere considerato un prestito “soft” dei contribuenti.