I terreni agricoli vanno esentati dalla tassazione Imu. La richiesta esplicita e chiara è contenuta in un ordine del giorno presentato ieri nell’aula di Montecitorio, firmatario il Deputato di Forza Italia, On. Avv. Carlo Sarro, con cui si impegna il Governo nazionale ad intervenire normativamente per abolire l’applicazione dell’Imposta Municipale Unica sui fondi agricoli. Una misura che finirebbe per danneggiare ulteriormente il comparto dell’agricoltura, in primis gli operatori dello stesso, già attanagliato da un’annosa crisi finanziaria e produttiva, con il solo scopo di vessare i proprietari dei terreni con l’introduzione di una vera e propria patrimoniale.
Di seguito, il testo integrale dell’OdG. A.C. 2679-BIS-B presentato ieri alla Camera dei Deputati a firma dell’On. Sarro e di altri parlamentari di Forza Italia:
“La Camera,
premesso che:
il disegno di legge di stabilità proroga al 26 gennaio 2015 il termine – in origine fissato al 16 dicembre 2014 dal D.M. 28 novembre 2014 – per il pagamento dell’IMU relativa all’anno 2014 sui terreni agricoli situati in zone montane e collinari;
l’imposta, dovuta sui terreni non più esenti a seguito della ridefinizione del perimetro delle esenzioni operata dal citato D.M., dovrà essere calcolata ad aliquota base (0,76%) salvo che non siano state approvate dagli enti per i terreni agricoli specifiche aliquote;
si dispone inoltre che, a seguito della riduzione dei comuni comprendenti terreni agricoli montani esenti da tassazione IMU, disposta dal D.M 28 novembre 2014, (pubblicato in G.U. il 6 dicembre) gli enti interessati da tale revisione del criterio di esenzione accertano convenzionalmente a titolo di maggior gettito IMU gli importi indicati dal decreto medesimo, a fronte della corrispondente riduzione del Fondo di solidarietà comunale pari a 359,5 milioni di euro stabilita nel medesimo provvedimento;
la norma nasce a seguito della totale confusione scaturita dal citato decreto ministeriale, che aveva rimodulato l’applicazione dell’esenzione dall’IMU, limitandola soli terreni ubicati nei comuni con altitudine superiore ai 600 metri, mentre negli enti da 281 a 600 metri, avrebbero potuto godere del beneficio soltanto i coltivatori diretti e gli imprenditori agricoli professionali;
la tassazione dei terreni agricoli dei comuni montani sotto i 601 metri di altitudine attraverso l’applicazione dell’Imu, prima esentata, rappresenta un prelievo che si abbatte in modo indiscriminato sui proprietari dei terreni agricoli, spesso improduttivi, e sulle famiglie, spesso emigranti, che mantengono nel Mezzogiorno un rapporto affettivo, attraverso il possesso di terreni;
inoltre, la scelta dell’altimetria del centro abitato, quale unico criterio di distinzione, penalizza gravemente i terreni montani di molti comuni caratterizzati da rilevanti dislivelli, con la conseguenza che terreni molto vicini tra loro, ma appartenenti a comuni diversi, paghino in modo differente. Tutto questo provoca effetti insostenibili sui possessori dei terreni che fino ad ora non avevano mai pagato l’IMU e sui bilanci dei Comuni costretti a recuperare i tagli al Fondo di solidarietà comunale;
il criterio altimetrico non può essere l’unico parametro di riferimento; infatti, per agevolare seriamente il settore primario, devono essere presi in considerazione soprattutto fattori economici e ambientali. Bisogna innanzitutto privilegiare i coltivatori diretti e gli imprenditori agricoli che già subiscono le conseguenze derivanti dalla crisi del settore e dalle avversità atmosferiche. Inoltre è necessario istituire dei tavoli tecnici con gli enti territoriali interessati, al fine di rimodulare i criteri di applicazione dell’imposta, in relazioni alle esigenze dei vari Comuni, prevedendo limiti di esenzione variabili a seconda delle necessità specifiche non solo degli Enti ma anche dei coltivatori diretti e del tipo di attività svolta;
il vero problema nasce dal fatto che la “riforma” dell’IMU agricola è partita dalla coda, cioè dalla necessità di cassa del governo ed in particolare dall’ esigenza di recuperare i 350 milioni che i proprietari non più esenti avrebbero dovuto pagare, in quanto già spesi per il bonus degli 80 euro;
l’ottenimento della breve proroga disposta dal disegno di legge di stabilità non risolve l’iniquità della norma, che accresce la cifra vessatoria delle tasse in Italia che si prelevano non già sulle rendite e sui profitti, ma sul patrimonio anche quando questo non produce alcuna ricchezza. L’altro risvolto di tale norma, se non verrà corretta, sarà quella di portare al dissesto centinaia di enti locali che hanno chiuso i loro bilanci con una entrata, quella dell’imu agricola, difficilmente realizzabile;
il Sottosegretario Enrico Zanetti ha già annunciato in Commissione Finanze, nel corso della discussione su una risoluzione sul tema, che la riapertura dei termini al 26 gennaio avrebbe permesso di procedere ad una revisione dell’attuale sistema di tassazione dei terreni agricoli montani; –
impegna il Governo
a prevedere ogni iniziativa, anche tipo normativo, volta ad esentare i terreni agricoli dalla tassazione IMU, e, nelle more, individuare comunque uno scadenzario preciso per modificare la norma al fine di renderla più equa, procedendo ad una revisione dell’attuale sistema di tassazione”.