Roberto Saviano critica Matteo Renzi e il suo stile di governo. Lo scrittore interviene tramite la sua rubrica sul settimanale “L’Espresso”, “l’antitaliano”. “Si pensava che con l’uscita di scena di Silvio Berlusconi, quell’eterno rinvio ai tipici personaggi della commedia all’italiana fosse esaurito. Si sperava che il pagliaccio e l’abile battutista con responsabilità di governo avessero lasciato il terreno a una generazione di persone serie, in grado di cogliere la gravità delle situazioni e dunque capace di lavorare con discrezione a soluzioni anche dolorose, ma di largo respiro”. “E invece questa speranza, questo sogno – incalza lo scrittore- rischia di essersi già infranto. Secondo Saviano, sarebbe necessaria un’azione per riportare in Italia i cervelli in fuga all’estero. Ci vuole un investimento forte sul capitale umano. E invece – spiega – dobbiamo rassegnarci all’idea che ogni Governo si senta in obbligo di annunciare una ‘rivoluzione’ nel mondo della scuola”. “Ci si aspetterebbe umiltà – commenta Saviano – silenzio, riservatezza: esistere solo quando si è al lavoro, rifuggendo ogni futilità”. E conclude: “Se il giorno in cui si è ufficializzata la deflazione che ha portato l’economia italiana al 1959 il nostro Premier ha teatralmente mangiato il gelato, forse a breve sarà costretto a presentarsi al Paese in ginocchio e con la testa bassa, in un vuoto di parole, finalmente rappresentativo del disastro”.
Utimamente non codividiamo quasi mai le posizioni di Saviano, ma stavolta non possiamo fare altro che sottoscriverle in toto.