“Interloquire è una parola che può non piacere, ma è vera”. A sottolineare il simbolico legame con Vieniviaconme, Roberto Saviano entra in scena a Quello che (non) ho, il nuovo programma con Fabio Fazio che debutta stasera su La7,
e sceglie come primo termine quel verbo che nella precedente trasmissione di Rai3 “fece arrabbiare tutti, anche l’allora ministro degli Interni” Maroni, che chiese una replica. “Dicemmo che la ‘ndrangheta cercava di interloquire con tutti i partiti, anche con la Lega. Ci dissero che era inammissibile pensare una cosa del genere. Invece il tesoriere della Lega interloquiva eccome, conosceva benissimo i broker del clan De Stefano”, ha ricordato Saviano.
E ancora: “Che bello se invece di arrabbiarsi, avessero avuto voglia di interloquire con la procura antimafia. O magari nessuno nella Lega sapeva che il suo tesoriere interloquisse con la ‘ndrangheta, chissà. Quindi interloquire è una parola, che può non piacere, ma è vera”. “Non è possibile scegliere la morte dinanzi a un problema economico”: Roberto Saviano sceglie il tema dei suicidi per il primo monologo a ‘Quello che (non) ho’, in onda su La7, e rivolge un “appello al governo: aprire sportelli dove la gente possa rivolgersi per capire come affrontare il debito, le tasse, il denaro per pagarle, sarebbe già qualcosa”. Lo scrittore sottolinea anche che il problema dei suicidi “riguarda tutti”.
“Il lavoro spesso coincide con la vita – esordisce Saviano -, ma in quest’ultima fase è associato alla parola lavoro una parola che è il contrario della vita, il suicidio: suicidio per lavoro, per debiti, perché manca il lavoro. E’ complicatissimo anche solo pronunciare questa parola: finora i media sono stati prudenti perché parlarne è complesso, è difficile indagare le ragioni per cui una persona decide di darsi la morte, è rischioso per l’effetto emulazione”. Ma è certo che “sempre più suicidi in Italia avvengono per motivi legati alla crisi economica, ed è un problema che riguarda tutti”, che investe “non soltanto lavoratori dipendenti, ma anche e soprattutto imprenditori”, che “quando decidono di darsi la morte lo fanno nella loro azienda, qualcosa in più che un simbolo”. Imprenditori strozzati dai ritardi nei pagamenti, costretti “a fare debito non per errori commessi da loro”, a confrontarsi con le banche che poi “chiudono i rubinetti”, e spesso a finire nelle mani di “finanziarie che spessissimo sono usura mascherata”. “
Quello che mi preme dire con urgenza – conclude lo scrittore, che chiude il suo intervento con una citazione di Piero Calamandrei – è che lo Stato lo senti nemico quando senti che il tuo talento, la voglia di lavorare non è difesa. Lo Stato dovrebbe difenderti, le leggi dovrebbero difenderti, ma questa cosa non succede”. “Basta con Saviano”, tuona Giuliano Ferrara sul Foglio. ‘Saviano, il guru anti camorra diventato fenomeno da salotto’, titola Il Giornale. Un doppio affondo che accende il dibattito sul web, sul debutto di Quello che (non) ho, il nuovo programma in onda da Torino che riporta in tv, stasera in prima serata su La7, l’autore di Gomorra e Fabio Fazio. Saviano, attacca Ferrara, “non sa fare niente e va su tutto, é di un grigiore penoso, e i madonnari che lo portano in processione dalla mattina alla sera gli hanno fatto un danno umano, civile, culturale e professionale quasi bestiale”. “Roberto Saviano torna in tv e Giuliano Ferrara smonta il mito”, twitta Libero. “La stampa di destra stronca ‘Quello che (non) ho’ di @robertosaviano e @FabioFazio6. Buon segno”, commenta su Twitter Gad Lerner, che stasera sarà tra gli ospiti della trasmissione.
Saviano “scatena le gelosie di Ferrara”, scrive invece Gianni Riotta sul social network e fa notare a “chi non lo ama” che “basta non lo legga o spenga tv”. E Lia Celi: “Può darsi che Saviano sia banale e scriva male, ma se non piace a Giuliano Ferrara qualcosa di buono ce l’avrà”. C’é anche chi si sottoscrive al “100 per cento” il pezzo di Ferrara, o chi è convinto che non serva Ferrara “per capire che Saviano è diventato la savianizzazione di se stesso, ma è sempre un bel leggere”. “A parte il livore e il compiacimento retorico – si legge in un altro tweet – Ferrara dice alcune cose vere non tanto su Saviano in sé, ma sul savianismo”.
Sul web anche le voci di chi non ama l’autore di Gomorra, ma sottolinea che “Ferrara dimostra che in Italia non ti perdonano mai il fatto di essere ancora vivo”, o di chi non predilige né Saviano né Fazio, ma nota che “le stroncature preventive del Giornale e di Ferrara sono spot gratuiti”. “L’elefantino Ferrara all’attacco di Saviano – chiosa un altro utente di Twitter -, un motivo in più per vedere numerosi stasera su La7 Quello che (non) ho”.