Il maxi-emendamento al decreto sulla spending review, su cui il governo metterà la fiducia in Senato, potrebbe contenere modifiche rispetto al testo licenziato dalla commissione Bilancio. Lo si apprende da fonti parlamentari e di governo. In particolare potrebbero essere modificate le parti riguardanti la sanità,
perché esse così come sono state riscritte dalla commissione Bilancio avrebbero profili dubbi di copertura finanziaria. Intanto il sottosegretario all’Economia, Gianfranco Polillo, ha dichiarato a SKY che “Entro oggi dovremo chiudere definitivamente il provvedimento al Senato, che poi passa alla Camera. Entro la settimana dovremo chiudere sia la spending review che il decreto sviluppo”. Polillo ha sottolineato poi che “per questa fase dell’anno abbiamo raggiunto un punto di arrivo”. Per il futuro, Polillo ha aggiunto:”stiamo cercando di vedere come intervenire sul debito. Sarà tema di settembre e al ministero dell’economia ci stiamo lavorando molto”. Approdano stamane nell’Aula del Senato i decreti sulla spending review e sulle dismissioni su cui il Governo porrà la fiducia presentando un unico testo. Ma l’esame è subito slittato per la mancanza del numero legale all’avvio della seduta. I lavori riprenderanno in mattinata. “Un provvedimento fondamentale per il governo e la maggioranza che lo sostiene non c’é in aula così da non garantire il numero legale”. Lo dice il vicepresidente dei senatori del Carroccio, Roberto Mura commentando lo slittamento dell’inizio dei lavori d’ Aula. “Come al solito- dice il parlamentare leghista- la Lega Nord si é dimostrata come sempre il gruppo più responsabile anche quando è all’ opposizione. Questo la dice lunga sul senso di responsabilità della maggioranza”. Coesione Nazionale, che fa parte della maggioranza, ha presentato una pregiudiziale di costituzionalità al decreto sulla spending review criticando soprattutto la parte riguardante le Province. Il gruppo di Coesione Nazionale, guidato da Pasquale Viespoli, comprende 12 senatori e sulla sua pregiudiziale convoglieranno i voti della Lega e dell’Idv. SI’ CGIL-UIL A SCIOPERO, CISL DICE NO – Cgil e Uil hanno confermato lo sciopero degli statali per il 28 settembre, mentre la Cisl ha ribadito il suo ‘no’ e chiesto al ministro della Pubblica amministrazione, Patroni Griffi, un tavolo sulla spending review a settembre. Per il segretario confederale della Cgil, Nicola Nicolosi, riunioni come quelle di questa mattina a Palazzo Vidoni con il ministro della Pubblica amministrazione, Patroni Griffi, hanno “il demerito di essere sterili nei fatti”, visto che non ci sono le condizioni per apportare modifiche, anche perché, ha spiegato Nicolosi, l’approvazione della spending review al Senato è imminente. Il sindacalista della Cgil ha così espresso la necessità “di una riconvocazione dopo l’approvazione del decreto” che, ha aggiunto, contiene anche “aspetti positivi” ma “se va bene razionalizzare, non è così per i tagli al personale, in particolare nel settore sanitario. In questo modo si realizza un attacco allo Stato sociale”. Nicolosi ha anche chiesto che vengano meno le differenze tra pubblico e privato per quanto riguarda la deroga alla riforma delle pensioni e ha accusato il governo di un comportamento “antisindacale”, visto che manca il rispetto degli accordi del 3 maggio. A margine dell’incontro con il ministro, il segretario confederale della Uil, Paolo Pirani, ha “confermato il giudizio negativo” per “tagli lineari, con cui si colpisce nel mucchio e si utilizza la Pa come bancomat della Tesoreria dello Stato”. Oltre allo sciopero degli statali, Pirani ha spiegato che “a settembre sarà fatta una valutazione più generale della politiche del governo”. Quindi, se Cgil e Uil ribadiscono la loro posizione e così lo sciopero per il pubblico impiego, la Cisl si chiama fuori, con il segretario confederale Gianni Baratta, che ha spiegato: “Non dichiariamo lo sciopero perché vogliamo con il ministro Patroni Griffi affrontare i temi dell’accordo del 3 maggio e dei tagli, attivando un tavolo negoziale per i primi di settembre”.