Per il ddl Intercettazioni non c’é pace. Prima la maggioranza, ‘preoccupata’ per gli ‘ascolti’ delle telefonate del premier sbattute in prima pagina su tutti i giornali, lo fa rimettere all’ordine del giorno dei lavori dell’Aula (dopo un anno di ‘fermo’ nei cassetti di Montecitorio).
Chiedendo di metterlo in votazione al più presto (“meglio questo testo che niente”). Poi, sostiene, come fa ora il capogruppo in commissione Giustizia della Camera Enrico Costa, che, in realtà, non è che ci sia “tutta questa fretta” e che se ne riparlerà probabilmente ad ottobre perché “prima ci sono altri provvedimenti da esaminare”. Quindi, la doppia protesta. Non solo l’opposizione attacca da sempre il testo definendolo “un bavaglio alla stampa”. Ora anche i blogger sono sul piede di guerra per via della norma sulla rettifica che un anno fa passò ‘sotto silenzio’. Visto che allora l’attenzione di tutti era solo sul tema ‘intercettazioni’. Da oggi il ddl è di nuovo all’esame dell’aula, ma non ai primi punti all’ordine del giorno. “Ed è facile – ribadisce Costa – che se ne tornerà a parlare ad ottobre”. Quando si dovranno votare le pregiudiziali presentate dall’opposizione. Una riforma, comunque, dovrà essere fatta, assicura il ministro della Giustizia Francesco Nitto Palma, perché è innegabile che ci sia “un uso anomalo delle intercettazioni”.
Nel frattempo, sul web impazza la protesta e si organizza una manifestazione a Roma per il 29 settembre. Obiettivo: dire ‘no’ con forza al ‘comma 29’, cioé al tentativo di imporre ai gestori di tutti i siti informatici l’obbligo di procedere alla rettifica di ogni contenuto pubblicato, dietro semplice richiesta, fondata o meno, del soggetto che se ne ritenga leso. Il Pd combatterà con tutte le sue forze per difendere la libertà di rete, assicurano Donatella Ferranti, Vincenzo Vita e Paolo Gentiloni, perché, come osserva anche Debora Serracchiani, la “mordacchia” al blog “non deve passare”.
Nessuno vuole censurare il web, ribatte il deputato del Pdl Roberto Cassinelli. Semplicemente, da parte di alcuni nella maggioranza, c’é stata “poca sensibilità al tema”. E così lancia una ‘controproposta’ per modificarla, che viene subito vista con favore dal centrista Roberto Rao. L’idea è quella, tra l’altro, di ridurre le sanzioni soprattutto per i siti amatoriali; di indicare chiaramente il soggetto che deve rettificare inserendo la condizione “quando tecnicamente possibile”. Il termine per la pubblicazione delle rettifiche sarà di 48 ore per le testate professionali, ma di 10 giorni per i blog amatoriali.
Anche il ministro Giorgia Meloni è convinta che il comma 29 vada riscritto perché la differenza “tra un blog e una tv è abissale” e le regole per la rettifica non possono valere per entrambi. “Troveremo un equilibrio tra le varie esigenze”, assicura Costa. Ma l’opposizione continua nel suo attacco. “L’oscuramento della rete”, per Antonio Di Pietro, “é una misura fascista”. Non si può accettare “la museruola anche ad Internet”, è il commento del Pdci. Con tutti i problemi che ha la giustizia, taglia corto il presidente dell’Anm Luca Palamara, “ci sarebbe bisogno di ben altri provvedimenti”.