Lega sotto choc per il caso Davide Boni. L’avviso di garanzia al presidente del Consiglio regionale lombardo, indagato per corruzione insieme al capo della sua segreteria, Dario Ghezzi, per presunte tangenti percepite tra il 2008 e il 2010, quando era assessore regionale all’edilizia, ha letteralmente scosso un movimento che, tradizionalmente, fa della difesa della legalita’ una bandiera. Boni, della Lega Nord, e’ indagato dalla procura di Milano con l’accusa di corruzione. Un giro di tangenti che va “ben oltre” il milione di euro e che sarebbe stato utilizzato per “esigenze del partito”.
Questo lo scenario descritto dagli inquirenti che emerge dall’inchiesta: alcune mazzette di importo minore sarebbero invece state dirottate a esponenti della Lega per essere utilizzate sempre per fini legati all’attivita’ politica. L’indagine e’ condotta dai Pm Alfredo Robledo e Paolo Filippini che hanno notificato all’esponente del Carroccio un avviso di garanzia. Stessa accusa anche per il capo di gabinetto di Boni, Dario Ghezzi, e per l’immobiliarista Luigi Zunino. La notizia e’ arrivata in un momento particolare, con il Carroccio che, passato all’opposizione, da giorni ha alzato i toni contro il governo Monti (e’ di ieri la frase choc pronunciata da Umberto Bossi a Piacenza, “Monti rischia la vita”) e, in via Bellerio, la reazione piu’ naturale e’ stata speculare sul “tempismo” dimostrato dalla magistratura. Ma le accuse, formulate dai pm, sono pesanti e, in particolare, il riferimento degli inquirenti a un ‘sistema Lega’ ha sconvolto il partito. Anche se non il suo capo. Chi ha avuto modo di chiacchierare con Bossi, nel pomeriggio, lo ha trovato tranquillo e sereno. “Vogliono sfasciarmi il partito, ma noi andiamo avanti”, avrebbe detto il senatur. “E chi se ne frega dei giudici..”, avrebbe aggiunto, indossando l’abito ‘sprezzante’, spesso tirato fuori di fronte a queste vicende. In questi giorni, con i suoi, Bossi si e’ detto piu’ volte convinto che il Carroccio prendera’ un sacco di voti alle amministrative di maggio, grazie alla lotta ‘senza quartiere’ contro il governo e la proposta di legge di iniziativa popolare, presentata in Cassazione, contro la riforma delle pensioni. Chi e’ preoccupato e’ il resto della Lega, gia’ messa a dura prova dalle tensioni interne tra ‘maroniani’ e ‘cerchio magico’. Boni ha proclamato la sua “estraneita’” e promesso collaborazione con gli inquirenti. Per il resto, in Regione, oggi, i consiglieri ‘padani’ non hanno aperto bocca. L’unico a parlare, il vice governatore, Andrea Gibelli, che ha dettato la linea. “Sono aperte tutte le possibilita’, non c’e’ nessuna richiesta formale” di dimissioni. “Spero che Boni dara’ informazioni coerenti con quelle che ci attendiamo. Dopo, come partito, faremo tutte le valutazioni del caso”. In serata, non era ancora stata presa alcuna decisione, anche se, secondo quanto si apprende, la linea ‘soft’ dell’auto-sospensione dalla carica di presidente del Consiglio lombardo dovrebbe prevalere sulla richiesta di fare un passo indietro definitivo. Che il clima sia rovente, pero’, lo dimostra la presa di posizione immediata di Francesco Belsito, tesoriere della Lega, gia’ nel mirino per le gestione dei rimborsi elettorali del partito. In attesa di una linea dall’alto, che, come sempre, sara’ dettata da Bossi, Belsito ha diramato una nota in cui ha voluto dichiarare “l’estraneita’” totale del movimento rispetto alle accuse mosse dai pm (che parte del “ben oltre” milione di tangenti sia stato usato per “esigenze del partito”). Per il resto, mentre anche i ‘big’ tacevano (Roberto Calderoli e Roberto Maroni non hanno commentato), la notizia e’ stata commentata da pochi e in ordine sparso. Il capogruppo alla Camera, Giampaolo Dozzo, ha ricordato che una settimana dopo la presentazione dell’emendamento sulla responsabilita’ civile dei magistrati e’ arrivato un avviso di garanzia al primo firmatario, il deputato leghista, Gianluca Pini. Matteo Salvini ha parlato di “strane coincidenze contro l’unica opposizione”. Ma c’e’ anche chi, come il segretario della Liga veneta, Gianpaolo Gobbo, ha suggerito a Boni di dimettersi, per difendersi meglio (“Io lo farei”, ha detto).