“Andiamo nella direzione chiesta dalla Banca Centrale europea”. Esordisce così Silvio Berlusconi, dopo le due ore del Consiglio dei ministri che ha detto sì alla manovra. “L’acquisto dei nostri titoli da parte della Bce ha frenato gli attacchi speculativi contro l’Italia”. Il premier ringrazia Tremonti: “Hanno lavorato giorno e notte”.
Venti miliardi per il 2012, 25,5 per il 2013. “Un provvedimento equilibrato”, dice il Cavaliere. Non composto solo da tagli. “Il nostro cuore gronda sangue, mai questo governo aveva messo le mani nelle tasche degli italiani. Ma la crisi è mondiale, ha colpito anche gli States”. “Abbiamo aggredito i costi della politica, cancelliamo oltre cinquantamila poltrone: era una richiesta che arrivava dai cittadini”.
E poi l’apertura alle opposizioni: “Siamo aperti a modifiche nel percorso parlamentare – ha detto ancora Berlusconi – non credo che faremo ricordo alla fiducia, l’opposizione mi pare disponibile”. “Era un caso di necessità e urgenza, abbiamo agito di conseguenza”, esordisce il ministro dell’Economia. “Quanto varato a luglio è risultato non sufficiente. Dobbiamo arrivare al pareggio di bilancio”. “Abbiamo cercato di fare – continua Tremonti – una manovra equa, seguendo esigenze di giustizia. Interveniamo sulla pubblica amministrazione, anticipiamo i tagli ai ministeri per almeno cinque miliardi. Non tocchiamo le bollette, non tocchiamo la sanità, la scuola, la ricerca, la cultura”.
“Nessun taglio – interviene Berlusconi – all’edilizia carceraria e scolastica”. Poi Tremonti conferma le tasse sulle rendite finanziarie. “Interveniamo sui giochi e sulle accise dei tabacchi. Colpiremo gli evasori grazie alla tracciabilità (sopra i 2500 euro, ndr). I negozi che non rilasceranno lo scontrino fiscale saranno chiusi”. Conferma che dal 2015 le donne andranno in pensione più tardi e rinvia al sabato mattina un’analisi più specifica sulle misure. “Queste misure porteranno a una forte riduzione dell’indebitamento, ritengo che le cifre previste per i due anni siano sottostimate. Di sicuro per il 2013 dobbiamo arrivare al pareggio di bilancio”. “Lavoreremo – conclude il ministro – sulle liberalizzazioni, sulle privatizzazioni, sulle professioni.
E come succede in Europa, le festività laiche verranno accorpate al lunedì, non rocchiamo quelle religiose”. Lo scenario. Alla fine c’è una manovra, c’è una maggioranza profondamente divisa, un’opposizione in attesa. Ma la manovra da 45,5 miliardi in due anni è finalmente nata, dopo gli inviti della Bce , il “commissariamento” di fatto del governo italiano da parte di Francia e Germania, le pazzie dei mercati. E Berlusconi, durante il Cdm, deve prendere da parte gli scettici come Galan: “Non è il momento di dividersi”. Dopo, forse sì. E’ una manovra ad ampio raggio. Che taglia sugli enti locali, 4 provocando un’ira bipartisan. Perché, come dicono gli amministratori di destra e di sinistra, il colpo a Comuni, Province e Regioni, è un attacco al welfare. Che interviene sulle rendite finanziarie senza toccare i titoli di Stato. Il governo vuole colpire l’evasione fiscale “da marciapiede” e minaccia di chiudere i negozi dove non viene rilasciato lo scontrino fiscale. Arriva la conferma la tassa di solidarietà che verrà chiesta a tutti i lavoratori – dipendenti o autonomi – che abbiano un reddito superiore ai 90mila euro. Si tratta di una manovra che vuole incentivare la produttività, anche se le misure faranno sicuramente discutere: maggiore controllo sugli statali, l’abolizione dei “ponti”, a eccezione di quelli religiosi: come aveva chiesto in passato la Confindustria.