Trova le differenze: Manon Aubry di France Insoumise commenta la vittoria di Donald Trump definendolo «nemico delle donne, dei popoli razzializzati, della libertà di stampa e del clima». E aggiunge: «Mentre i Trump europei come Orban si affrettano a congratularsi con Trump, tocca a noi tornare a lottare con lucidità e determinazione se non vogliamo seguire la stessa strada degli Stati Uniti!». Dal gruppo europeo dei 5 Stelle, invece, scrivono: «A Donald Trump facciamo le nostre congratulazioni per la elezione a Presidente degli Stati Uniti d’America», la cui vittoria «è innanzitutto una lezione per tutti i finti progressisti liberisti e globalisti che hanno ammainato la bandiera della pace per sposare ogni spinta guerrafondaia». Piccolo particolare: Aubry e il M5S fanno parte dello stesso raggruppamento a Bruxelles, cioè la sinistra rossoverde di The Left. Se insomma al pari di Giuseppe Conte il Movimento di stanza al Parlamento europeo fa fatica a nascondere una specie di soddisfazione per l’elezione di un candidato dai chiari tratti eversivi e suprematisti, tutto ciò stona con la natura della sinistra radicale europea, che ai 5 Stelle ha “offerto” ospitalità dopo cinque anni di limbo nel gruppo dei non iscritti. La reazione del M5S sta girando di chat in chat tra i neo-compagni di gruppo, creando stupore e malumore. Un gruppo fondato su valori come diritti del lavoro e giustizia economica e ambientale, femminismo, democrazia e valori etici, pace e solidarietà: l’esatto opposto della piattaforma trumpiana. Un conto è l’analisi di Ilaria Salis, ad esempio («Nella battaglia tra miliardari “reazionari” e “liberali”, sono dunque i primi a essere riusciti a conquistare i voti popolari. Se la destra detta l’agenda e l’opposizione la fa il centro anziché un’alternativa di vera sinistra, allora la sconfitta è assicurata. Per vincere ci vuole coraggio, chiarezza, radicalità»), dove insomma si fa appello ad una nuova proposta politica più radicale; un altro è l’ambiguità politica. «L’elezione di Donald Trump è una minaccia per i lavoratori, per i diritti democratici e per la pace», è la posizione ad esempio del Partito del Lavoro del Belgio, anch’esso appartenente a The Left con due eletti, Marc Botenga e Rudi Kennes.
Per restare in Italia, il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni (Alleanza verdi sinistra), ovvero colui che ha garantito per il M5S con i compagni di The Left, parla di «una brutta giornata, con Trump viene avanti un’America con meno diritti e libertà, contro le donne, le minoranze e i giovani». Temi che al Movimento evidentemente non interessano poi troppo, visto che non se ne fa cenno. «Il fronte progressista non deve temere una piattaforma in difesa dei ceti popolari, dei più poveri, delle masse dei lavoratori che non arrivano alla fine del mese», sottolinea la nota dei 5 Stelle europei. Già, manca solo una postilla: con Trump “ceti popolari”, “poveri” e “masse dei lavoratori” hanno solo da temere e più di prima.