Alle 14 – cioè ben prima che il Mattarella bis prendesse corpo e anima – il sindaco Gaetano Manfredi ha twittato in maniera inequivocabile la sua felicità: «Al servizio delle Istituzioni, grazie Presidente #Mattarella. Il Paese ha bisogno di competenza, saggezza, unità. #Napoli e l’Italia sono in buone mani». Più chiaro di così non poteva essere l’ex rettore, solitamente cauto in particolare sui social media. Il legame con il Capo dello Stato è solido e di vecchia data. La foto sopra il tweet è quella di Manfredi che, all’Assemblea nazionale dell’Anci a Parma indossa la fascia da sindaco e saluta il Presidente con le mani congiunte che vanno verso l’alto come quando uno si mette a pregare, insomma un classico gesto di ringraziamento. Perché quando l’ex rettore è stato eletto sindaco Mattarella non ha fatto mancare il suo sostegno per la sfida napoletana. I rapporti con Mattarella si sono ulteriormente consolidati – grazie a una frequentazione molto più ravvicinata – all’epoca in cui Manfredi ha fatto il ministro nel governo guidato da Giuseppe Conte e si è stabilito a Roma. Ma il feeling c’è sempre stato e quando Manfredi assieme alla fascia tricolore ha abbracciato anche i 5 miliardi di debito e il rischio default che incombeva su Palazzo San Giacomo, ha trovato nel Quirinale la sensibilità per tutelare le sorti della città che amministra. È il 21 novembre quando Manfredi ha il suo battesimo alla prima del San Carlo – è in scena Otello – e Mattarella arriva al Massimo napoletano accompagnato dalla figlia. Nel palco reale il sindaco siede di fianco al Presidente. Ma prima si apparta con lui nel salottino di fronte al palco perché Mattarella gli concede quello che aveva promesso a Parma all’Assemblea dell’Anci: un’udienza. Qui il sindaco consegna al Presidente tutte le sue preoccupazioni e il dossier Napoli, quello del debito. E chiede aiuto, dimostra a Mattarella che senza l’aiuto dello Stato e del Governo Napoli non si sarebbe mai salvata. Mattarella prese a cuore la situazione e da quel giorno ha seguito passo dopo passo il salvataggio della terza città d’Italia. Un pressing silenzioso ma continuo quello del Capo dello Stato.
Il premier Mario Draghi inizia a seguire da vicino la vicenda e così nasce il salva Comuni – molti sono gli enti locali in difficoltà – ma soprattutto il salva Napoli. Nella legge di bilancio varata l’ultimo giorno di dicembre dell’anno scorso arriva il provvedimento. Agli enti locali in difficoltà viene stanziato un finanziamento a fondo perduto di 2,6 miliardi. Esattamente la metà prende la strada che porta alle casse di Palazzo San Giacomo. Il criterio adottato nella distribuzione dei fondi è quello del debito pro capite, sul groppone dei napoletani grava quello più pesante, ben oltre i 700 euro. Manfredi quel giorno al San Carlo prese in mano la situazione appellandosi anche al premier Mario Draghi. L’appello a Mattarella fu: «Aiutiamo Napoli a rinascere e non a mandarla in dissesto». Ricevendo l’apprezzamento del Presidente con il quale il dialogo è continuo. Non a caso a rielezione avvenuta Manfredi twitta ancora: «Buon lavoro presidente Mattarella». Con la rielezione di Mattarella e la conferma di Draghi a capo del Governo Manfredi tira un bel sospiro di sollievo. Con Mattarella confermato al Quirinale e Draghi a Palazzo Chigi i dossier Napoli tanto perorati da entrambi continueranno a viaggiare spediti. Manfredi era molto preoccupato del passaggio di Draghi al Quirinale, prima di tutto perché Mattarella non sarebbe stato più Presidente, ma anche perché si sarebbe dovuto fare un nuovo Governo e il salva Napoli che deve essere firmato entro il 15 febbraio proprio a Palazzo Chigi sicuramente avrebbe accusato dei ritardi. Così come altri dossier. Come quello di Palazzo Fuga dove sono in ballo cento milioni per il suo rilancio e rifunzionalizzazione. Oppure Bagnoli di cui Manfredi è commissario. Con gli assetti istituzionali immutati a iniziare da domani tutti gli iter politici e burocratici prenderanno il loro corso naturale.