NAPOLI – «Le dimissioni del consiglio d’amministrazione di Agrorinasce rappresentano un fatto di enorme gravità che richiede l’intervento immediato delle istituzioni per scongiurare la chiusura di una delle più significative esperienze di riutilizzo dei beni confiscati in Italia» lo afferma in una nota il Presidente della commissione regionale beni Confiscati della Campania Antonio Amato intervenendo sulla crisi finanziaria che investe il consorzio di comuni casertano impegnato nel riutilizzo dei beni sottratti alla camorra.

«Agrorinasce è stata un’esperienza pilota in Italia, sperimentando un modello consortile tra comuni che è stato ed è tutt’oggi uno strumento fondamentale nella lotta alla camorra casalese. Perdere questo punto di riferimento sarebbe una catastrofe con ricadute pesantissime sui tanti progetti in itinere o da realizzare per il riutilizzo dei beni confiscati. La questione» afferma Amato «evade i confini casertani e coinvolge tutte le istituzioni, non solo i singoli comuni soci, a partire dall’Agenzia Nazionale sui Beni Confiscati fino alla Regione Campania e alla Prefettura. A fronte della crisi finanziaria sono stati presentati dei progetti che devono essere necessariamente perseguiti. E’ necessario allora aprire un tavolo interistituzionale per affrontare e trovare soluzione ai nodi in essere. Ci faremo promotori di questa iniziativa» afferma il Presidente della Commissione Regionale «sperando di trovare la dovuta attenzione e disponibilità da parte di soggetti istituzionali che pure fino ad oggi si sono dimostrati fin troppi distratti se non addirittura assenti.  I dati dell’istituto Transcrime dell’Univesità Cattolica di Milano dimostrano che le mafie intascano dai soli traffici illeciti l’1,7% del Pil nazionale, e che camorra e ‘ndrangheta sono le organizzazioni con maggiore capacità di guadagno. Se aggiungiamo la capacità di intervenire nell’economia legale, fotografiamo la situazione di una delle principali holding italiane che rappresenta il maggiore freno allo sviluppo dell’Italia e della Campania.  Per questo» conclude Amato «non si può continuare semplicemente a combattere le mafie, bisogna perseguire la prospettiva, possibile, della loro sconfitta. La confisca dei beni e dei capitali mafiosi è lo strumento principale, bisogna allora intervenire in sede politica e amministrativa su questo. E’ assolutamente inutile fare il plauso alla magistratura e alle forze dell’ordine e poi restare inermi di fronte a quanto sta accadendo ad esperienze come Agrorinasce, o anche preparare bandi di sostegno al riutilizzo dei beni confiscati palesemente illegittimi e inutili come ha fatto recentemente la giunta regionale della Campania»

 

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