NAPOLI – Di fronte alla necessità di riformare il mondo politico e di trovare una soluzione concreta e valida alla crisi economica, che ha esteso la povertà ed il senso di precarietà dei cittadini italiani, Fare per Fermare il Declino ha presentato le sue liste alle elezioni politiche nazionali del 24 e 25 febbraio.

Tutti i candidati sono stati selezionati sulla base del loro impegno civile, del merito e delle competenze. Si tratta di veri rappresentati della società civile provenienti da tutti i settori professionali e produttivi. Vari sono i docenti universitari, gli avvocati, gli architetti, i commercialisti e gli esperti del settore finanziario. Inoltre grande spazio è stato dato ai giovani con più di 10 candidati under 40 e con vari under 30 selezionati sempre con grande attenzione alle capacità e al merito.

 

Il capolista alla Camera per Campania 2, Antonluca Cuoco, esperto di marketing con vari anni di esperienza all’estero, è uno dei vari under 40 decisi a contrastare il sistema tradizionale dei partiti, in quanto: “è stata rifiutata qualsiasi commistione con la vecchia politica. La scelta dei candidati è avvenuta analizzando le esperienze lavorative e professionali dei candidati. I politici di professione hanno troppo spesso sovrapposto gli interessi personali o delle corporazioni  da loro rappresentate al bene degli italiani”.

Il capolista alla Camera per Campania 1, Marco Esposito, imprenditore campano, ribadisce che: “L’obiettivo principale nella redazione delle liste è stato unire la trasparenza e l’onestà dei candidati con la credibilità. L’assenza di moralità ed il disinteresse per le condizioni economiche degli italiani hanno portato tutti i partiti a sfruttare parassitariamente le risorse prodotte dall’impegno di tanti cittadini meritevoli e laboriosi”.

Fare per Fermare il Declino è convinto che nessuno debba essere suddito di questa classe politica e dirigente incapace di dare risposte concrete ai bisogni della società e, in particolare, del mondo del lavoro. Infatti il declino italiano si lega indissolubilmente all’autoreferenzialità della politica che ha impedito alla società civile di esprimere in pieno le sue potenzialità.

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