NAPOLI – “Siamo tutti Leghisti Democratici” – esordisce cosi’ Marco Marotta esponente di Lega Democratica nella lettera scritta in queste ore. Una lunga missiva dove Marotta ripercorre i due anni di vita di Lega Democratica. Anni intensi , ricchi di esperienze . Due anni che sono anche una croniostoria dall’interno e tra la base della vita del Pd a Napoli.

“Circa due anni fa ci incontrammo – scrive Marco Marottta- per dare una mano al Partito Democratico ad uscire dalle sabbie mobili in cui era caduto. Errori politici alla base della situazione di quel tempo: le primarie del novembre 2011, con le armate cinesi dirottate a votare in massa nell’area nord di Napoli, avevano portato al tracollo del partito, generando una guerra tutta interna perché l’ordine romano era stato sovvertito. E proprio perché Roma era stata disobbedita, va da sé che brogli erano stati fatti. Commissariati. Questa fu la condanna: un soggetto esterno per “ripulire” il partito, cacciare via gli “untori”, ripristinare la legalità. Abbiamo condotto tante battaglie in questo poco tempo a nostra disposizione: siamo stati i primi ad urlare alla validità di quelle primarie del 2011, a dire a voce alta che cinque erano stati i cinesi (peraltro regolari votanti) recatisi alle urne. E che la chiave di volta dell’esito di quelle primarie era da ricercare altrove; ovvero che c’era una parte della città, la vituperata area Nord di Napoli (più di 300 mila abitanti), che chiedeva di poter essere rappresentata ed ascoltata, e non poteva né voleva essere ancora una volta ghettizzata. Si schierò con Andrea Cozzolino a quel tempo la Lega Democratica Napoletana, lo difese allo strenuo. In quel candidato si era individuato il più adatto a ridare una visione d’insieme alla città, che di li a breve doveva (e dovrà) divenire una città metropolitana. Non servì, Roma docet. Non si accettano insubordinazioni. Perdemmo, e la sintesi fu De Magistris (che all’epoca ricordiamolo rifiutò il confronto nelle primarie a Sindaco) alla guida della città. Nonostante questo andammo avanti: il partito ci dicemmo, dobbiamo pensare al bene del partito. Lavorammo con Orlando, cercammo di spiegargli che c’erano nel nostro partito delle pratiche strane che lo rendevano poco vicino agli interessi del popolo democratico napoletano e molto rispondente agli interessi personali di pochi. Facemmo, durante l’Assemblea Organizzativa, proposte per ridare credibilità (a nostro parere) al Partito: un’organizzazione Municipale, un capovolgimento della piramide decisionale con Segretari di circolo municipali eletti dalla base, un segretario provinciale eletto dai segretari municipali. La riattivazione dei circoli (azzerati dal commissario) affermando un concetto importante: si ai finanziamenti ai partiti. E al contempo distribuzione dei fondi ai circoli (sine pecunia…): a ogni votante un valore, e di quel valore l’ 80% al circolo di riferimento. Chiedemmo le primarie per le cariche monocratiche e un albo degli elettori democratici, pubblico e di libero accesso a tutti. Proponemmo una donna alla guida femminile all’assemblea provinciale, indicando in Dina Serino il candidato ideale. Aiutammo il partito a scegliere un candidato unico alla segreteria provinciale mettendo a confronto i tre candidati (Gino Cimmino, Enzo Cuomo e Livio Falcone) e facendo un passo indietro ritirando la candidatura del professor Paolozzi. Fummo, anche in quel caso, gli unici a proporre e realizzare tale confronto. Proponemmo una sottoscrizione a favore di Bersani Premier. E per Bersani ci siamo schierati alle primarie del 25 novembre prima e al ballottaggio del 2 dicembre. Abbiamo sostenuto una candidatura alle primarie del 29 dicembre al Parlamento, raccogliendo 2759 preferenze (elettori in carne e ossa). Abbiamo provato a portare in Parlamento la voce della Napoli ferita e umiliata dalla camorra, la voce delle vittime innocenti della camorra (e penso a Pasquale Romano, a Dario Scherillo, ad Attilio Romanò), affermando con fierezza che un loro familiare poteva rappresentarci tutti con egual merito rispetto ai più famosi Epifani, Zavoli, Agostini, Vaccaro. La sintesi è che oggi, a distanza di due anni, poco è cambiato in quel partito che abbiamo provato a rigenerare, a defibrillizzare con tante iniziative, di cui solo in parte abbiamo elencato sopra. E l’esempio più eclatante lo ritroviamo nell’esito delle ultime primarie, in delle liste che possiamo definire quanto meno “discutibili”. Ci siamo persi di vista con voi e con tanti “leghisti” di prima data, ed è stato un peccato. Ma si sono aggiunti tanti nuovi amici che sono stanchi (come noi del resto) di vedere questo partito gestito come fosse una comitiva di pochi eletti, come un privè di pochi iscritti. Siamo una minoranza? Oggi come allora ce ne faremo una ragione. Proveremo lo stesso ad affermare la nostra idea di un partito diverso; lo faremo con grande dignità, onestà e lealtà politica nei confronti di quello che reputo il più bel Partito in Italia. Ricordando sempre, come dice Mario, che “Stima, affetto e storia personale ci impongono” di non poter tacere, perché molto spesso di silenzio si muore”.

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