Nessuna marcia indietro, nessuna ”exit strategy”. Il Pd napoletano rilancia sui referendum sul’operato del sindaco dopo la bocciatura da parte del comitato dei garanti sul sesto quesito, quello sul programma di De Magistris, che proprio oggi sarà ripresentato alla commissione dei garanti. L’annuncio arriva da Umberto De Gregorio e Enzo Ruggiero, quest’ultimo ex segretario cittadino di Idv che annuncia anche ”oggi prenderò la tessera del Pd”.

”Accettiamo – spiega Ruggiero – le questioni che ci hanno portato alla riformulazione dei primi cinque quesiti, e anche quella al sesto. Ma non facciamo marcia indietro. Li riproponiamo tutti e sei, perchè o si fanno tutti e non se ne fa nessuno”. Ruggiero, che attacca i 5 Stelle (”se chiedono le dimissioni di De Magistris avrebbero potuto lavorare con noi ai referendum”), accusa l’amministrazione comunale. ”La bocciatura dei quesiti è politica – spiega – faccio un esempio: se avessimo posto il sesto referendum a Firenze, Renzi lo avrebbe accettato perche’ sapeva di vincerlo”. Umberto De Gregorio ricorda che ”i garanti hanno dato un’interpretazione penalizzante delle disposizione in tema di raccolta firme”, costringendo i promotori del referendum a raccogliere 40.000 firme entro il 31 dicembre, mentre per De Gregorio si sarebbe potuto richiamare ”l’articolo 145 dello statuto comunale che prevede solo 20.000 firme”.

Con i promotori dei referendum sull’amministrazione comunale anche il segretario provinciale del Pd Gino Cimmino e il suo sfidante all’assemblea del 5 novembre, il sindaco di Melito Venanzio Carpentieri. ”Le decisioni del comitato dei garanti – dice quest’ultimo – sono censurabili e hanno un chiaro sapore politico”, ma Carpentieri non nasconde una certa freddezza su come sia nato il referendum, auspicando ”una più ampia riflessione con gli organi deputati a farla, in maniera corale”. Cimmino gli ricorda che ”abbiamo fatto sette riunioni con tutti i livelli, dagli europarlamentari campani ai consiglieri comunali” e ribadisce i suoi attacchi a De Magistris ricordando che ”la partecipazione dei cittadini non si può invocare alle elezioni e poi abbandonarla quando si atta di una consultazione referendaria”.

 

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