“Il ddl Delrio deve essere sostanzialmente modificato, o ancor meglio ritirato. Sono talmente palesi le storture ormai rilevate in maniera assolutamente trasversale da tutte le forze politiche, che non vedo come si possa continuare a pensare di votarlo nella legge di Stabilità, magari grazie al voto di fiducia.

Se così fosse e se non venissero accettati emendamenti che ne modifichino radicalmente la struttura, intervenendo ad esempio sull’autonomia finanziaria delle Città metropolitane e sull’elezione diretta del sindaco e dei consiglieri, come presidente della Provincia di Napoli mi sentirò costretto ad intraprendere un’azione forte e decisa: proporrò a tutti i sindaci del napoletano di valutare seriamente la possibilità di uscire da una Città metropolitana così ipotizzata, in modo da vanificarne il disegno e ridiventare protagonisti della vita politica nelle proprie aree di pertinenza. La legge prevede questa possibilità se un terzo dei comuni del territorio optassero in tal senso. E’ inconcepibile che due terzi della popolazione metropolitana sia governata dal sindaco della città capoluogo senza elezioni, solo per effetto di una nomina governativa. E’ la negazione della democrazia, un ritorno alla figura del podestà di vecchia memoria”.

 

E’ quanto afferma il Presidente della Provincia di Napoli, Antonio Pentangelo, sul ddl Delrio in riferimento all’istituzione della Città metropolitana che poi aggiunge:

“La mia è una forte presa di posizione verso chi si è dimostrato assolutamente sordo a legittime richieste di modifica. Le ultime prese di posizione di deputati del PDL e del PD sul ddl Delrio mi confortano, perché finalmente dopo mesi di allarmi la mia, insieme a quella dell’Upi, non è più una voce sola nel deserto. Nominare e non eleggere il sindaco della Città metropolitana ed i consiglieri dell’assemblea significa allontanarci ancora di più dai territori che rappresentiamo e consolidare l’idea di “casta” che i nostri concittadini hanno ormai della politica. A questo punto mi chiedo come si possa andare avanti con un disegno di legge che in sede di commissione è stato anche letteralmente smontato da illustri costituzionalisti oltre che definito addirittura dannoso in termini finanziari dalla Corte dei Conti. L’unica strada possibile è quella di una riforma costituzionale che riguardi l’intero sistema delle pubbliche amministrazioni con una rimodulazione globale dello Stato periferico”.

“Ogni altra strada è impercorribile e risulterebbe decisamente dannosa ed inapplicabile. E visto che ne abbiamo gli strumenti – conclude Antonio Pentangelo – riportiamo la democrazia nella politica e decidiamo di non dotarci di una Città metropolitana assolutamente inutile per come è stata disegnata. Viceversa, se fosse concepita come un ente di primo livello, con propria autonomia finanziaria, potrebbe essere un’istituzione forte e con reali capacità di innescare sviluppo e progettualità, quanto mai utile per il rilancio delle nostre aree”.

 

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