NAPOLI – Per le Amministrazioni pubbliche napoletane e campane lo sport in questi anni è stato essenzialmente il pretesto per giustificare enormi speculazioni di immagine e finte ristrutturazioni o peggio ancora immobiliari o, nel migliore dei casi, si è ridotto alla gestione di qualche piccolo grande evento, il che certamente non può bastare a soddisfare le esigenze della città.

A Napoli, come in tutta la Campania, ormai si programma tutto alla giornata, in emergenza continua, e gli Amministratori parlano di lotta contro il tempo per scadenze inventate o funzionali a scelte dettate da immani interessi economici. Ciò accade anche per opere di fondamentale importanza ambientale, economica, sociale per la città, come la riqualificazione dello Stadio. Cosi sono intervenuti il Portavoce dei Circoli della Nuova Italia, Rosario Lopa, ed il Responsabile organizzativa dei circoli, Alfredo Catapano, sulla ennesima telenovela Stadio San Paolo. C’è un problema di fondo che ha sempre gravato sulle decisioni, le contraddizioni esistenti nella maggioranza di centrosinistra. Chi era disponibile a fare interventi urbanistici, chi contrario ad ogni intervento sulla città. Queste cose hanno impedito, ha sottolineato l’esponente della Nuova Italia, alle precedente amministrazione di fare ragionamenti seri. Se ci saranno progetti fatti bene, con l’impegno dell’amministrazione e dell’imprenditoria privata, si possono auto pagare, e credo che tutto questo non costerà un soldo ai cittadini napoletani. Quello degli impianti calcistici è un tema di grande attualità che, il Napoli come altri grandi club, dovrebbero seguire con interesse, continua Lopa, perché uno stadio di proprietà rappresenterebbe una voce importantissima nello stato patrimoniale della società. Il progetto di riqualificazione del San Paolo, deve essere compatibile con le esigenze del club, della collettività e del territorio e che come sta avvenendo a Roma, dovrà essere la società azzurra a presentare il progetto e sostenere i costi principali ed il comune autorizzare la riqualificazione del suolo dove sorge lo stadio. Il S. Paolo è un’opera realizzata dall’arch. Carlo Cocchia, inaugurato nel 1959, che risultava bene, forse perfettamente, inserita nel contesto architettonico-urbanistico dell’area di Piazzale Tecchio a Fuorigrotta, in armonia con il Politecnico e la Mostra d’Oltremare, nonostante le gravi compromissioni successive, avvenute negli anni 80 per i lavori per i Mondiali del ’90.Tuttora avrebbe una capienza di 60.240 spettatori (rispetto al potenziale massimo di 87.500) ed è il terzo stadio in Italia dopo il Meazza di Milano e l’Olimpico di Roma. Naturalmente l’attuale decadimento del S. Paolo, di cui pur bisognerebbe dar conto alla città richiede interventi significativi, probabilmente il principale sul piano architettonico-ambientale è il ripristino della situazione premondiale 90, oltre agli altri adeguamenti obbligatori, che però escludono consumo di nuovo suolo, prezioso per i bisogni della città e pesanti cementificazioni. L’abbandono o anche la demolizione del S. Paolo sarebbe poi una iattura per Fuorigrotta e l’area Flegrea. L’area dell’attuale Stadio ha la migliore accessibilità cittadina col trasporto pubblico: la metropolitana linea 6, il servizio metropolitano F.S./ linea 2, la Ferrovia Cumana, la linea ( (ex LTR), oltre al servizio su gomma, su direttrici di collegamento all’area stadio che raddoppiano le potenzialità di ogni struttura di trasporto.

 

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